Il Partito Verde Europeo esprime il proprio rammarico in merito alla decisione della maggioranza dei votanti britannici di uscire dall’Unione Europea (UE) e ritiene che questa decisione sia negativa tanto per l’UE, quanto per il Regno Unito.
Facciamo anche notare che la maggioranza dei votanti in Scozia (62%), Irlanda del Nord (56%) e Gibilterra (96%) si è espressa per restare nell’UE. Ciò li pone in chiaro contrasto con chi in Inghilterra e Galles ha votato per uscire, ma – a causa della dimensione relativa della popolazione – ciò significa che i cittadini di Scozia, Irlanda del Nord e Gibilterra potrebbero essere trascinati al di fuori dall’Unione Europea contro la volontà della maggioranza della loro popolazione. Vi è anche una particolare preoccupazione per coloro che vivono in Irlanda del Nord e nella Repubblica d’Irlanda, per i quali le implicazioni di un confine UE/non UE potrebbero avere conseguenze ancora più gravi in materia di sicurezza.
La campagna per il referendum è stata in gran parte acrimoniosa e viziata da dichiarazioni ingannevoli, che hanno spesso alimentato la xenofobia. Il referendum ha rivelato un Paese molto diviso, che non era riuscito a produrre uno sviluppo economico equo a fronte delle molteplici sfide della globalizzazione, indebolito da politiche governative socialmente ingiuste e miopi, oltre che da pluriennali lotte intestine nel partito conservatore al governo. Il PVE condanna la crescita degli attacchi violenti a gruppi minoritari, cittadini UE, altri residenti di Paesi terzi e alle loro abitazioni nel periodo successivo al referendum.
Il governo britannico sinora non è riuscito o non ha voluto seguire un percorso esplicito rispetto alle future relazioni che auspica di avere con l’UE. Sebbene i cittadini in Scozia, Irlanda del Nord e Gibilterra abbiano dato mandato ai propri rappresentanti di rimanere nell’Unione Europea, non è affatto chiaro in che modo i desideri dei votanti di queste giurisdizioni saranno presi in considerazione nelle trattative. Un gruppo consistente all’interno del Partito Conservatore sembra mirare alla rottura più profonda possibile con il resto dell’UE. È già ovvio che il referendum sulla Brexit avrà conseguenze negative sia sul Regno Unito, sia sui restanti 27 Stati membri.
Per il Partito Verde Europeo:
1. La priorità per l’UE è di tenere insieme l’Unione durante la procedura per la Brexit e oltre. Dobbiamo allineare gli interessi divergenti dei vari Stati membri a una forte posizione comune. Deve essere chiaro che i valori fondamentali e tutti i principi fondanti dei trattati UE non devono essere messi in questione.
2. Tutte le opzioni saranno esplorate per assicurare che Scozia, Irlanda del Nord e Gibilterra e i rispettivi popoli possano conservare l’appartenenza all’UE.
3. Se in qualsiasi momento i votanti britannici decidessero di tornare indietro rispetto al responso referendario sulla Brexit, l’UE dovrebbe essere disposta a riaccogliere il Regno Unito.
4. Dobbiamo essere estremamente prudenti con la procedura per la Brexit, in modo che non costituisca un precedente che possa permettere ad altri Stati membri di pianificare la propria uscita. L’accordo che definirà l’uscita del Regno Unito dall’UE va negoziato equamente per entrambe le parti, con piena trasparenza e con il coinvolgimento dei rappresentanti eletti di entrambi l’UE e il Regno Unito. Vogliamo che il Consiglio Europeo incarichi la Commissione Europea di condurre i negoziati con la piena partecipazione del Parlamento Europeo.
5. Il governo britannico dovrebbe includere nelle negoziazioni in maniera diretta i rappresentanti delle amministrazioni devolute di Scozia, Irlanda del Nord e Galles. Vogliamo che le trattative giungano a ridefinire una partnership che mantenga il Regno Unito e l’UE i più vicini possibile e che assicuri che il futuro dell’UE non venga compromesso. Le voci del 48,1% dei cittadini britannici che hanno votato per restare devono essere prese in considerazione.
6. È nell’interesse dei cittadini, dei lavoratori, degli studenti e degli attori economici dell’UE e del Regno Unito che l’accordo non riduca i loro diritti e le loro libertà. Non bisogna permettere che un tentativo mal gestito di “riconquistare la sovranità” introduca ostacoli alla vita quotidiana dei cittadini e dei residenti e alle loro aziende e attività. In questo contesto, riaffermiamo che le quattro libertà (libera circolazione delle merci, libera circolazione delle persone, diritto di stabilimento e di libera prestazione dei servizi, libera circolazione dei capitali) sono inseparabili e che ci opporremo a qualsiasi accordo che permetta la libera circolazione di servizi, merci e capitali senza permettere la libera circolazione delle persone. Vigileremo anche sulle proposte del Regno Unito riguardo la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e riguardo l’accordo Touquet (che permette agli agenti britannici di effettuare controlli di frontiera a Calais e viceversa per le controparti francesi a Dover).
7. Ci opponiamo all’idea che il governo britannico possa tentare di basare il futuro economico del Regno Unito sulla costruzione di un paradiso fiscale per multinazionali e persone facoltose, sulla riduzione degli standard sociali raggiunti all’interno dell’UE o sulla rinuncia agli scopi e agli standard ambientali per i quali abbiamo combattuto per così tanto tempo. Riteniamo che se il Regno Unito baserà il proprio futuro economico su concorrenza fiscale iniqua e dumping sociale arrecando benefici principalmente alle grandi aziende, o su qualunque tentativo di costruire un paradiso fiscale, ciò condurrà solo a maggiore ingiustizia fiscale e a un abbassamento della qualità della vita nel Regno Unito e nell’UE. Combatteremo per il diritto di tutti, inclusi giovani, studenti universitari, tirocinanti, ricercatori, giovani imprenditori e lavoratori, di continuare liberamente a viaggiare e a effettuare scambi in tutta Europa.
8. Il risultato del referendum sull’UE sta già avendo un impatto sulla vita di tre milioni di cittadini UE che vivono nel Regno Unito e di 1,3 milioni di britannici che vivono nell’UE. I Verdi chiedono che tutti i cittadini UE che vivono attualmente nel Regno Unito mantengano tutti i diritti di cui dispongono attualmente nel Regno Unito. Ciò va negoziato a livello UE e dovrebbe mirare a stabilire diritti reciproci per i britannici che vivono nell’UE.
9. Il PVE sostiene la posizione delle istituzioni UE secondo cui i negoziati sulla Brexit possono iniziare solo dopo il ricorso ufficiale all’articolo 50 da parte del governo britannico. L’accordo previsto tra UE e Regno Unito dovrà essere ampio e inclusivo, senza ledere il patrimonio legislativo comunitario. Nel corso di dette negoziazioni vogliamo che l’UE faccia pressioni per una stretta collaborazione che vada al di là delle questioni legate al mercato unico anche per il futuro, questioni quali le politiche sul clima, la tutela ambientale, la migrazione, la sicurezza interna, l’anti-terrorismo, la politica estera e di sicurezza, la cooperazione allo sviluppo, lo Stato di diritto internazionale, la difesa della democrazia e dei diritti umani.
FUTURO DELL’UE/RESET
10. L’Unione Europea era ed è tuttora un progetto di pace, che supera i confini e il nazionalismo e unisce i popoli. Siamo determinati a difendere i suoi risultati rispetto ai nostri valori europei condivisi, lo stato di diritto, la sicurezza e lo sviluppo, e a continuare a promuovere l’UE come il miglior livello di governance per affrontare le principali sfide del nostro tempo, quali il cambiamento climatico e la globalizzazione. Ma negli ultimi anni, per molti dei suoi cittadini, l’UE ha perso progressivamente la capacità di proteggerli dall’impoverimento e dalla precarietà, non riesce a dimostrare che le politiche pubbliche comunitarie garantiscono l’interesse generale e ha perso la capacità di prendere decisioni positive su aspetti importanti quali migrazione e sicurezza.
11. Il PVE ritiene che oggi non sono solo le ambizioni UE – costruire e rafforzare uno spazio di libertà comune, sicurezza, prosperità e democrazia – a essere minacciate. È l’idea stessa di futuro comune, sovranità condivisa e valori democratici fondamentali a essere indebolita, attraverso un forte aumento degli attacchi contro minoranze, forze di opposizione e media indipendenti, e attraverso una diffusa tendenza a colpevolizzare l’UE da parte di forze e governi populisti.
12. Alla luce dell’ondata di populismo che continua a guadagnare terreno, molti leader europei stanno adottando la retorica intollerante dell’estrema destra, sempre alla ricerca di capri espiatori. Si tratta di una minaccia a un’Europa democratica e diversificata. Fronteggiare i movimenti di destra e populisti, combattere l’atmosfera ostile cui vanno incontro le minoranze e schierarsi accanto ai gruppi marginalizzati è una questione di responsabilità comune. Più che mai, sono necessarie alleanze sociali e politiche contro l’estrema destra per contrastare questa tendenza e promuovere i valori di un’Europa solidale.
13. Ecco perché il PVE vuole un “reset” dell’UE, per essere in grado di fornire soluzioni credibili ai cittadini. È possibile attuare politiche che mirino a risolvere la persistente incertezza economica e un senso crescente di insicurezza, politiche che diano maggiore potere ai cittadini, politiche che realizzino una transizione ecologica delle nostre economie, politiche che rispondano alle istanze disperate di persone che fuggono da guerre e miseria. Queste soluzioni devono essere un’alternativa alle politiche dominanti, attuate oggi da un numero crescente di governi nazionali. Che provengano dagli Stati membri o dalla Commissione guidata da Jean-Claude Juncker, ci opporremo a politiche che riducano i diritti sociali e di cittadinanza, che sigillino i confini, che cerchino una competitività attraverso la deregulation e che limitino la nostra capacità di agire insieme quali cittadini europei.
14. Perché possa avvenire questo reset, l’UE deve cambiare. Dobbiamo avviare un processo di riforma democratica nel quadro istituzionale, che attualmente si concentra sulle procedure intergovernative, manca di trasparenza e non permette di partecipare ai processi decisionali. Siamo a favore di un parlamento forte, composto parzialmente sulla base di liste europee. Rimaniamo convinti che la democrazia possa essere allargata a tutti i livelli in Europa. Dinanzi a un rischio di fallimento, le politiche europee devono fornire maggiore efficienza, trasparenza e responsabilità. Il PVE rifiuta il mito secondo cui, per riconquistare il controllo e la partecipazione alle decisioni più importanti, e per affrontare le sfide della crescente insicurezza economica e sociale, sia necessario smantellare l’UE: è vero invece il contrario.
15. Riteniamo che vi siano cinque settori in cui esercitare
alcune azioni comuni, cruciali per riguadagnare la fiducia dei cittadini:
– Vi è bisogno di un cambio di paradigma dall’austerità all’investimento, con un’enfasi particolare sulla costruzione di una “Unione di trasformazione” che, date le minacce del cambiamento climatico, guidi la necessaria transizione economica ecologica. Vogliamo costruire l’Unione dell’energia e del clima sulla base dell’efficienza delle energie rinnovabili e dei risparmi energetici quale elemento cruciale di un progetto di integrazione europea rafforzata. L’UE dovrebbe infine ottemperare alle promesse della Commissione di creare una “Europa sociale”, che preveda una spesa efficace dei mezzi disponibili per ridurre povertà, precarietà ed esclusione sociale. Gli Stati membri devono riconoscere una retribuzione equa e commisurata al lavoro svolto.
– Abbiamo bisogno di una maggiore collaborazione europea sulla sicurezza interna ed esterna, reiterando come il rispetto dei diritti umani e civili non debba essere considerato un impedimento, ma piuttosto la base della collaborazione.
– L’UE deve continuare a combattere evasione, frodi, scappatoie fiscali inique e paradisi fiscali, perché è ovviamente più semplice obbligare i grandi gruppi e le persone facoltose a pagare la propria parte con equità se gli Stati membri agiscono all’unisono. Ciò aiuterebbe a finanziare il welfare e rafforzerebbe la sicurezza sociale, inclusi i fondi assicurativi per i disoccupati, la sanità pubblica, le pensioni e la sicurezza sociale di base.
– Anche se al momento sembra molto difficile raggiungere l’unanimità a livello della UE riguardo una politica umanitaria su rifugiati e migrazione, auspichiamo che i Paesi con una visione più progressista su questo argomento sblocchino la situazione, cooperando maggiormente tra di loro nel quadro legale dell’UE e con il coinvolgimento della Commissione e del Parlamento Europeo. Inoltre, il PVE è a favore dell’introduzione di un meccanismo di sostegno a quei Paesi che accettino di trasferire sul proprio territorio i rifugiati e di incoraggiamento agli altri perché riconsiderino la propria scelta di non partecipare al progetto di trasferimento, deciso sulla base della proposta della Commissione. Devono esserci conseguenze se uno Stato membro non accetta la propria quota di responsabilità.
– I giovani sono i sostenitori appassionati del nostro futuro europeo comune. L’UE non può permettersi di tradire i giovani non rispondendo alle loro istanze; sono di importanza capitale delle politiche per i giovani, in particolare una lotta coerente alla disoccupazione giovanile, che fluttua attorno al 20%. Dobbiamo inoltre rafforzare la cooperazione e gli scambi attraverso Erasmus+ e altri programmi tra i giovani in Europa. Vogliamo promuovere idee quali il biglietto inter-rail gratuito per i giovani europei, così da rendere l’Europa una realtà per le giovani generazioni.
16. Il PVE intende essere parte attiva e promuovere una grande alleanza tra società civile, sindacati, movimenti sociali e forze politiche progressiste per portare l’Europa fuori dalla crisi e verso un’efficiente democrazia a più livelli. Il livello sovranazionale delle competenze va abbinato a risorse adeguate. Come dimostrato dalla grande mobilizzazione contro il TTIP, l’importanza crescente di campagne quali il Disinvestimento e l’importante coinvolgimento delle autorità locali e dei cittadini in molti paesi a favore dei migranti e dei rifugiati, è possibile avere un impatto sulle procedure decisionali e tornare su decisioni che sembrano già prese. La costruzione di dette alleanze e mobilizzazioni a favore di una riforma democratica dell’UE rappresenta per il PVE una grande sfida e una priorità per gli anni a venire.
Traduzione della risoluzione adottata “Dopo il referendum sulla Brexit: reset l’Unione europea”
Partito Verde Europeo – 25° Consiglio, Glasgow, Regno Unito-Scozia, 2-4 dicembre 2016