La Regione Veneto ha approvato col decreto numero 598 del 28 aprile 2017 un piano di controllo e di eradicazione dei cinghiali nel territorio regionale ai fini di riportare il numero degli esemplari della specie a livelli – a detta della Giunta – “sostenibili”.
La presenza del cinghiale nelle nostre terre viene trattata con tutti i criteri dell’emergenza. Nella premessa al decreto, si legge una lunga serie di danni arrecati all’agricoltura da questi animali che sarebbero addirittura pericolosi per l’uomo. La conclusione, sempre dettata della cosiddetta logica emergenziale, è ovviamente quella di autorizzarne la caccia. Si tratta, in altre parole, dell’ennesimo regalo con il quale la Giunta del Veneto premia i suoi fedeli cacciatori, sostenendo quella stessa categoria sociale che ha causato il danno (e pure l’emergenza) con rilasci abusivi di animali di allevamento, non di rado ibridati con i maiali domestici.
Se è vero che, per ora, la caccia dentro i parchi prevede comunque l’approvazione dell’ente gestore, è anche vero che il decreto punta verso questa soluzione e apre una porta all’attività venatoria che difficilmente potrà venir chiusa.
I parchi del Veneto corrono seriamente il rischio di trasformarsi da oasi di tutela ambientale a riserve di caccia con grave rischio di chi vi si reca per una passeggiata, per sport o semplicemente per godere di un angolo di natura incontaminata. Senza contare poi, che un decreto simile incoraggia indirettamente la caccia abusiva, considerando che non saranno pochi i cacciatori che, con la doppietta in mano, si limiteranno ad abbattere solo cinghiali e solo nel numero consentito per la sopracitata “sostenibilità”.