Appello sui rapporti con i lupi «Pacifica convivenza urgente»

di Vittorio Zambaldo – Interviene sul dibattito aperto per la questione lupo anche l’avvocato Chiara Tosi, coordinatrice regionale Veneto di Lipu Birdlife Italia e recentemente eletta con Carmelo Melotti a rappresentare le associazioni ambientaliste e animaliste nella Comunità dell’ente Parco della Lessinia. «È una questione che non si risolve con atti legislativi di abbattimento o pericolosi programmi sollecitati dalla tensione sociale. Già in Consiglio regionale nei mesi scorsi si era tentato di far approvare, senza esito, un disegno di legge sui grandi carnivori, che ne prevedeva lo sterminio anziché l’adozione di misure per prevenire le predazioni. Il continuo allarmismo di questi giorni sembra orientato a programmi di eliminazione del lupo», denuncia Tosi. Ribadisce, in sintonia con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che «il lupo non si tocca. Lo dice la normativa vigente in Italia e in particolare il Dpr 357/97, che ne vieta la cattura, l’uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione. Solamente se non esistono altre soluzioni praticabili, e non viene pregiudicato il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente, è ammessa una deroga, peraltro, su autorizzazione del ministero dell’Ambiente e previo parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Ma le condizioni, allo stato attuale, non esistono, come ha ribadito il ministro Costa. Lo scorso marzo, con l’ausilio di 150 fra ricercatori e funzionari dello Stato e una grande concertazione che ha coinvolto anche Federcaccia e Arci-caccia, si è dato il via a un Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, la cui finalità è quella di salvaguardare la specie, limitando il suo impatto sulla attività dell’uomo», ricorda l’esponente ambientalista. Resta il problema che qui e ora, in particolare in Lessinia, la situazione è precipitata per cause che neanche gli stessi esperti sanno spiegare appieno, con decine di predazioni in un solo mese e il rischio di un bilancio di fine anno pesantissimo, sebbene il numero di lupi presenti, secondo quanti effettuano i monitoraggi, siano inferiore a quello degli anni passati. Come risolvere allora la questione? «Bisogna accettare l’ipotesi di convivenza pacifica fra l’uomo ed il lupo», risponde Tosi, «anche perché negli ultimi 150 anni non abbiamo nessun dato che ci porti a pensare a predazioni verso l’uomo. Adottare quindi sistemi di prevenzione che il Piano del ministero dell’Ambiente ha esattamente individuato: la prevenzione degli attacchi e l’indennizzo. Si utilizzino quindi cani pastore, recinti elettrici, recinzioni in rete, cani da guardiania, ricoveri notturni, greggi di piccole-medie dimensioni, sistemi di raggruppamento mobile elettrificati delle mandrie, interventi di costruzione-ristrutturazione delle stalle, sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali», elenca la coordinatrice regionale di Lipu. Ipotizza anche il risarcimento dei danni come altra possibile soluzione, a condizione che i contributi vengano erogati solamente a chi ha realizzato opere di prevenzione e le ha correttamente utilizzate. «Un’altra interessante ipotesi è quella di contributi erogati in anticipo per un ammontare fisso per capo allevato in aree di presenza del lupo o di un sistema di polizze assicurative che garantiscano un risarcimento adeguato in tempi brevi. Quello che conta in ogni caso è che almeno questa volta non sia l’uomo a prevalere sull’animale», conclude Chiara Tosi, citando l’enciclica Laudato sì’ di papa Francesco e l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo inteso come «amministratore responsabile». «Auspico che nella Comunità del Parco della Lessinia la questione lupo venga affrontata con tutti i soggetti coinvolti, allevatori compresi»

Tratto da L’Arena

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