“Purtroppo gli allagamenti della Pedemontana e delle opere che la connettono ai nostri paesi e alla A31, sono nella natura delle cose di un’opera che non doveva essere fatta com’é e dov’é: in questo l’opera assomiglia molto al Mose. In entrambi i casi si tratta di una infrastruttura costosissima, dall’utilità tutt’altro che certa è che non tiene conto del fattore acqua”. A dirlo la consigliera regionale uscente e capolista per Vicenza di Europa Verde Cristina Guarda, che aggiunge: “La Pedemontana é stata immaginata in trincea in una zona di ricarica di falda. Come più volte previsto l’acqua quando si trova davanti un muro di cemento, lo scavalca.
L’allagamento delle ultime ore certifica che la progettazione non è rispettosa del territorio, della zona più irrorata di canali e falde acquifere del Veneto.
Ho denunciato quasi un anno fa, con una video inchiesta i crateri che si aprivano a causa di scavi in zone fatte di argilla, acqua, senza un filo di roccia, in località Cracchi.
Secondo Zaia e i suoi tecnici, cosa succederà d’ora in poi ogni sei mesi in occasione delle piogge autunnali e primaverili? La prima interrogazione che farò il primo Consiglio Regionale in cui tornerò a rappresentare Europa Verde, inizierà ancora una volta con questa domanda: “chi pagherà le opere che servono a mettere in sicurezza l’autostrada a pedaggio Pedemontana Veneta?”. Lo avevo chiesto gli scorsi anni, senza risposte. Ma temo di conoscerla già. E leggere che è colpa dei campi che scaricano l’acqua sa quasi di presa in giro”