La pandemia ha fermato e poi rallentato il mondo: in Italia la scuola è bloccata da mesi, le attività economiche si sono dovute adeguare a tempi e modi differenti, le relazioni interpersonali e la mobilità sono contenute in rigidi confini, gli stessi processi democratici come le elezioni regionali sono stati rinviati di ben 4 mesi.
In tutto questo panorama striderebbe non poco che i tempi a disposizione per le osservazioni al progetto di Hestambiente sulla nuova linea 4 dell’inceneritore di Padova rientrassero nei consueti tempi previsti dalla legge: soli 30 giorni!
Per questi motivi il 15 gennaio scorso la consigliera regionale di Europa Verde Cristina Guarda, raccogliendo le moltissime perplessità che si sono manifestate nel territorio padovano a proposito del progetto da parte di cittadini, associazioni, comitati e non ultima dalla stessa amministrazione comunale, ha posto una interrogazione alla Giunta per sapere se intenda “consentire l’integrazione del termine previsto per la presentazione delle osservazioni”.
“Il termine per la proposizione di osservazioni al progetto ricade in un periodo purtroppo ancora caratterizzato da stringenti limitazioni all’attività di riunione e confronto tra i cittadini e con soggetti portatori di interessi – scrive Cristina Guarda – Per questo la valutazione del progetto verrebbe inevitabilmente condotta senza alcuni apporti qualificati e altri elementi conoscitivi utili all’istruttoria; il tempo a disposizione non è di per sé ampio ma stante le generali limitazioni derivanti dai provvedimenti a prevenzione della diffusione pandemica da covid-19 è nella sostanza ulteriormente ridotto”.
“Abbiamo subito criticato nel merito il progetto di Hera – chiarisce Eugenia Fortuni co-portavoce di Europa Verde di Padova – nei fatti si tratta di un ampliamento della capacità di trattamento dei rifiuti di oltre il 53% rispetto all’oggi. Il 4 gennaio abbiamo partecipato ad una conferenza monodirezionale organizzata da Hestambiente durante la quale non abbiamo potuto sapere chi era intorno a noi, quali e quante domande venivano fatte. Abbiamo colto la gravità di alcune aspetti, non ultimo la possibilità di trattare i fanghi con presenze di Pfas.
Bastano questi esempi per comprendere che non ampliare i termini per le osservazioni su una materia così complessa e delicata rappresenterebbe un grave vulnus al processo di confronto democratico”.
Questa vicenda rischia di essere un susseguirsi di fatti paradossali: il primo è che Hera presenti un progetto di ampliamento in assenza del Piano Gestione Rifiuti e che la Regione non ribadisca in modo inequivocabile che prima viene la programmazione strategica. Il vero nodo è la produzione di rifiuti non riciclabili, quindi ci chiediamo che cosa la Regione intenda fare per promuovere produzioni e consumi con che lascino dietro di sè meno rifiuti e interamente riciclabili, cioè per innescare il ciclo di riduzione riuso riciclo.
Sono 10 anni che gli ambientalisti padovani chiedono la chiusura della linea 1 e 2 perché inquinanti. Ora lo ammette anche la Regione. Bene, si proceda senza ricatti: la 3° linea è più che sufficiente per trattare tutti i rifiuti ella intera provincia di Padova.
“Ieri partecipato alle commissioni consigliari riunite e siamo ancora più convinte che c’è bisogno di un percorso di Trasparenza, informazioni e partecipazione con tempi “straordinari“ dovuti a un’epoca “straordinaria”. Invitiamo tutti coloro che hanno dubbi e contrarietà a unirsi alla nostra richiesta alla Regione Veneto – conclude Eugenia Fortuni.