PM10 e qualità dell’aria: bruciare meno legna

Puntualmente ogni inverno, anche grazie al Rapporto Mal’aria di Legambiente viene portato all’attenzione dell’opinione lo stato dell’aria nel nostro Paese.
Tutti conosciamo a linee generiche quali sono i fattori di produzione degli inquinanti, in particolar modo per il particolato PM10 e PM2,5, per poter puntare però ad un ambiente più sano serve approfondire quale sia il rapporto quantitativo tra le varie fonti per poter proporre politiche efficaci e praticabili.
Allo scopo è utile osservare la tabella2.6 dal Rapporto ISPRA 2020 sulle emissioni dal 1990 al 2018.

Detto Rapporto ci dà modo di osservare come il sistema industriale, dei trasporti e dell’agricoltura abbiano fatto dei significativi passi in avanti:

processi di produzione dell’energia più efficienti, motori sempre più puliti e da ultimo l’utilizzo di vetture elettriche, oltre alla riduzione dell’utilizzo del carbone hanno segnato decrementi che vanno da un meno 30% circa per l’agricoltura, al meno 60% circa per il trasporto stradale, e addirittura oltre per i processi di combustione industriale o di produzione dell’energia.

Il raggiungimento di buoni traguardi non deve però farci fermare sugli allori, ma darci una spinta ulteriore al miglioramento, considerando come motivo di speranza nelle future azioni il successo raggiunto con le buone pratiche finora applicate.
È da osservare invece come vi sia un significativo ed in controtendenza aumento della produzione di polveri sottili da parte delle combustioni non industriali, principalmente gli impianti di riscaldamento domestico che vede un aumento di oltre il 50%, concordemente dovuto al consumo di biomasse legnose (caminetti stufe a legna, pellet ecc.) le quali nella stima per il 2018 incidono per 93mila tonnellate su 95mila.

La conseguenza sugli sforamenti nel tasso di particolato che continuano ad essere elevati, soprattutto in Val Padana è evidente, e si può dire ormai che l’influenza dei riscaldamenti domestici sia ormai un fattore determinante.
Allo scopo è utile inquadrare il fatto che mentre le altre emissioni sono poco legate a cicli stagionali, il riscaldamento domestico invece incide soprattutto nei mesi che vanno da ottobre a marzo, e il cui contributo può essere con valori che arrivano anche all’80%; e complice anche l’inversione termica che ne favorisce l’accumulo innalza pericolosamente i livelli di particolato nell’aria al suolo. Con conseguenti sforamenti che va sempre ricordato sono indici ufficiali di qualità dell’aria e rappresentano i possibili rischi per la salute umana.
La situazione richiede uno sforzo particolare, non basta probabilmente una maggiore attenzione sulla qualità delle caldaie e dei camini, si deve puntare a ridurre le quantità di biomasse bruciate puntando soprattutto sull’efficientamento termico degli edifici, che però ha tempi lunghi di realizzazione.

In ambito regionale secondo l’indagine campionaria di ARPAV del 2015 la Provincia di Treviso è responsabile di un quarto delle emissioni di PM10 da biomasse legnose del Veneto.

Per questo è importante cambiare le proprie abitudini rinunciando a caminetti e stufe tradizionali in favore di stufe ad elevata efficienza, da utilizzare in maniera corretta e con manutenzione costante.

Caminetti e stufe tradizionali sono già vietati dal 1 gennaio 2020 in virtù dell’accordo di bacino padano (2017), timido tentativo di risposta alla procedura di infrazione che la Commissione Europea ha aperto nei confronti dell’Italia fin dal 2014 per gli sforamenti continui e di lungo periodo dei valori di PM10 . Cosa fa la Regione per fare rispettare gli impegni presi? Quali controlli mette in campo?

Nelle ordinanze comunali troviamo tutti i divieti previsti per stufe e combustione all’aperto, ma contengono non poche deroghe, mentre non si ode notizia controlli effettivi e sanzioni comminate.

Noi Europa Verde – Verdi della Marca Trevigiana denunciamo con forza l’inerzia degli enti preposti (Regione e Comuni) e chiediamo più serietà nello scrivere ed applicare le regole.

Ci rivolgiamo con fiducia ai singoli cittadini che forse hanno maggiore sensibilità e consapevolezza degli amministratori: occorre che ciascuno faccia la propria parte utilizzando solo legna e pellet certificato (anche perché altri materiali possono emettere diossine) e provveda a sostituire gli apparati inquinanti con nuovi generatori a norma vista anche la possibilità di accedere agli incentivi del conto termico.

Elisa Casonato e Daniele Tiozzi

Co-portavoce Federazione Provinciale Europa Verde – Verdi della Marca Trevigiana

Stefano Dall’Agata e Amedeo Fadini

Europa Verde – Verdi della Marca Trevigiana

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