“Inaccettabile vengano messi a rischio i controlli delle autorità di vigilanza e controllo ambientale sulla presenza del cC6O4, uno Pfas di nuova generazione, nelle acque e nell’ecosistema, che il diritto alla salute e ad un ambiente sano siano messi in scacco da un brevetto” ad affermarlo la consigliera regionale veneta Cristina Guarda (Europa Verde), la deputata Rossella Muroni (FacciamoECO – Federazione Verdi) e l’eurodeputata Eleonora Evi (Greens). ” Abbiamo appreso che Solvay Italia, azienda produttrice del cC604, ha intimato ai rivenditori di non distribuire più il materiale di riferimento certificato che serve agli enti di controllo per verificare la presenza del composto chimico nell’acqua”.
“Rivendicandone la licenza di brevetto –proseguono Guarda, Muroni ed Evi – Solvay potrebbe ostacolare di fatto i controlli ambientali: ogni volta che vengono effettuate delle analisi, infatti, serve uno standard analitico di cC6O4. Una volta esaurita la scorta le Arpa e le altre autorità di vigilanza non avranno più la possibilità di continuare a fare accertamenti e analisi sul cC6O4. Uno PFAS che l’Università di Padova ed il CNR confermano avere effetti drammatici su sistema nervoso, risposta immunitaria e metabolismo della vongola, organismo sentinella chiave nella verifica del livello di tossicità delle sostanze presenti in acqua.”
“Per questo motivo, dato il nostro impegno in difesa dell’ecosistema e della salute dei cittadini, sapendo della difficilissima condizione sanitaria che i Veneti stanno vivendo a causa dell’avvelenamento da Pfas, abbiamo scelto di intervenire negli ambiti di riferimento chiedendo, rispettivamente in Regione Veneto, al Ministero della Transizione Ecologica e alla Commissione EU, se la rivendicazione di Solvay abbia fondamento giuridico e come intendano le tre istituzioni garantire l’attività di controllo, senza rimanere sotto scacco di quello che pare essere un ostruzionismo strumentale dell’azienda, forse più utile a consentirle di continuare a produrre cC6O4 nonostante tutto.”