La domanda è stata posta, mediante interrogazione in Consiglio, dalla Consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda, la quale inoltre aggiunge: “La Regione ha avviato indagini sulle fonti di pressione che contaminano l’acqua di chiampesi ed arzignanesi da decenni? Immagino che qualcuno si limiterà a constatare che i valori riscontrati risultano essere al di sotto dei limiti di performance imposti dalla Regione, ma potrebbero non esserlo più qualora le limitazioni diventassero più restrittive, magari per effetto del futuro recepimento della Direttiva (UE) 2020/2184”.
Continua la consigliera Guarda: “Vanno presi in considerazione due aspetti: innanzitutto l’Europa afferma che nessun inquinante dovrebbe essere presente nell’acqua potabile. In secondo luogo, si deve valutare il fatto che i PFAS sono degli inquinanti persistenti nell’ambiente e, dal punto di vista sanitario, risultano essere pericolosi interferenti endocrini tra le cause di: ipercolesterolomie, ischemie, ictus, Parkinson, ecc.; come dimostrato da una serie di studi come quello condotto dall’Università di Padova.”
Conclude Guarda: “Alla luce della riscontrata presenza di Pfas nell’acquedotto di quest’area, è compito della Regione individuare e rendere pubblica la fonte di tale contaminazione. E’ dovere di chi amministra garantire la salute dei cittadini e quindi prevenire la presenza di Pfas negli acquedotti del Veneto. Le fonti di pressione vanno quindi individuate e bonificate!”.