“Grave la bocciatura della nostra proposta: nuove discariche e inceneritori solo dopo il nuovo Piano Rifiuti. Se salute, ambiente ed impresa sono una reale priorità, il futuro va costruito sul principio di prevenzione della produzione di rifiuti”.
“L’attuale Piano regionale dei rifiuti è stato approvato nel 2015 con una proiezione di obiettivi da raggiungere entro il 2020. È quindi controproducente approvare la realizzazione di nuovi siti dì incenerimento e smaltimento in assenza di un nuovo Piano che tracci il futuro della gestione dei rifiuti in Veneto”, affermano le consigliere regionali Cristina Guarda (EV), Elena Ostanel (VCV) e Anna Maria Bigon (PD) dopo la mancata approvazione in Consiglio regionale della mozione da loro presentata.
Proseguono le consigliere di opposizione: “La Direttiva UE 2018/851 pone tra obiettivi: la riduzione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, la riclassificazione dei rifiuti urbani e l’attuazione del principio di prevenzione della produzione di rifiuti. Tutto questo ci impone un vero e proprio cambio di rotta anche in Veneto. Considerato che le misure di prevenzione e riutilizzo dei rifiuti possono generare in Europa risparmi metto per le imprese fino a 104 miliardi di euro, riducendo al contempo le emissioni di has a effetto serra e considerando anche ulteriori vantaggi in termini di impatto della green economy, abbiamo chiesto alla Giunta regionale di definire l’individuazione delle macro aree per la realizzazione degli impianti a livello veneto e di individuare flussi omogenei di rifiuti funzionali e strategici per l’economia circolare, anche nell’ottica dell’abbandono progressivo della tecnica dell’incenerimento a vantaggio invece di soluzioni che possano risultare innovative del riciclo e del riuso”.
Concludono Guarda, Ostanel e Bigon: “I fondi europei sono destinati a chi investe in soluzioni più sostenibili in termini di contenimento e smaltimento dei rifiuti. Inceneritori e discariche sono quindi strumenti superati e non risolutivi, perché non sostenibili. Il Veneto rischia di perdere una importante occasione oltre che a una sfida che segna il futuro dell’intera collettività