Una studio medico condotto dal CHU, il policlinico universitario di Liegi (Belgio). ha rilevato concentrazioni dii Pfas anche 5 volte superiori ai limiti di sicurezza sui campioni di sangue prelevati da una cinquantina di cittadini residenti nelle vicinanze del polo chimico di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria.
A scoprirlo e a denunciarlo non sono state le istituzioni preposte alla difesa della salute dei cittadini, ma una inchiesta giornalistica sull’impatto sulla salute e sull’ambiente del polo chimico condotta dal giornalista Emmanuel Morimont in collaborazione con gli scienziati del CHU. Una ulteriore conferma della pericolosità di questo inquinante che, come ha recentemente dimostrato alcune ricerche scientifiche, riesce a contaminare anche la pioggia, diffondendosi così su aree che vanno ben oltre le zone delimitate dalle risorgive inquinate.
Alessandria come Vicenza, quindi. “Non c’è tempo da perdere – ha dichiarato la consigliere regionale di Europa Verde, Cristina Guarda – le istituzioni regionali di tutte le aree coinvolte, devono attivare uno studio epidemiologico a tappeto per chiarire, e non solo supporre, il collegamento tra Pfas, patologie e mortalità”.
Tra Veneto e Piemonte, spiega la consigliera verde, abbiamo una popolazione avvelenata purtroppo molto numerosa, sufficiente a garantire la certezza degli studi e fornirci indicazioni sulla strada da percorrere per ridurre l’inquinamento ed i danni alla salute.
“Il compito della pubblica amministrazione è quello di proteggere i cittadini che vivono vicino a siti contaminanti istituendo un programma serio di analisi periodiche, diffuse e obbligatorie come indicato anche dalla National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine – ha concluso l’ambientalista – . Facciamo la storia, non subiamola passivamente: dobbiamo proteggere l’acqua, l’aria, il suolo e le produzioni per vivere sereni, senza farci del male”.