Venezia, 14 dicembre 2022 – «La maggioranza in Consiglio regionale boccia la mia proposta per dotare il Veneto di uno strumento essenziale della strategia LGBT+ per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per orientamento sessuale e nega, ancora una volta, i diritti della comunità LGBT+”
Lo afferma la consigliera regionale Cristina Guarda capogruppo di Europa Verde, a margine della seduta odierna del Consiglio regionale del Veneto, riunitosi nell’Aula di Palazzo Ferro Fini per affrontare la discussione sulla manovra di Bilancio regionale 2023-2025. Evidenzia la Consigliera «è proprio la strategia nazionale LGTB+ 2022-2025 a prevedere, tra le altre azioni, anche l’istituzione e implementazione di centri contro le discriminazioni e case di accoglienza per persone LGBT+ vittime di discriminazione o violenza, omo-lesbo-bi-transfobica e/o comunque in condizioni di fragilità o di disagio sociale, non si capisce dunque perché il Veneto non debba fare la propria parte e scelga invece d’essere una regione retriva sotto l’aspetto del progresso tutela dei diritti civili e sociali: non è di certo negando i diritti più elementari che si garantisce la coesione sociale.“
La Consigliera ribadisce che «Nonostante l’apertura ad un confronto dell’Assessore competente, è una decisa scelta politica quella che boccia, anche quest’anno, la mia proposta: nulla che non sia già parte delle esperienze costruite dal basso, attive in alcune città, dal sud al nord del paese, quale appunto l’istituzione di centri contro le discriminazioni e le case di accoglienza per le persone LGBT+. Si tratta, come noto, di strutture presso cui gestire un numero di emergenza presidiato da operatori formati e qualificati, garantire di protezione 24 ore su 24, attraverso la reperibilità di operatori formati per la prima accoglienza e la protezione in casi di emergenza e sportelli di supporto psicologico, legale, di orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa. La politica dovrebbe trarre insegnamento dalle esperienze di sussidiarietà orizzontale, sostenendole.
A questo punto – prosegue la Consigliera – non sorprende affatto che anche l’altra mia proposta di utilizzare l’esistente, cioè incrementare il personale dei consultori familiari per poter consentire a queste strutture pubbliche di svolgere funzioni analoghe a quelle dei centri contro le discriminazioni sia caduta nel vuoto. E’ chiaro ormai – conclude la Consigliera – che la maggioranza in Consiglio regionale sul tema delle garanzie dei diritti sociali a favore della comunità LGBT+ preferisce voltarsi dall’altra manifestando sia di non credere ai propri stessi documenti che parlano di una strategia regionale per lo sviluppo sostenibile che annovera come asse portante anche la sostenibilità sociale in termini di capacità della regione di garantire condizioni di benessere equamente distribuito, ma, fatto politico altrettanto rilevante, facendosi beffe di Zaia e della sua chiara presa di posizione sul tema dell’inclusività. Ma sulla questione non demordo affatto e ne riparleremo presto col voto sulle mie proposte di adesione della Regione del Veneto a RE.A.DY (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) e sulla promozione delle carriere alias presso i luoghi d’istruzione.