“Il livello di civiltà di un Paese si misura nella sua capacità di risolvere le questioni e sul rispetto delle vite”. Così la Consigliera Cristina Guarda (EV) dopo l’intervento della Procura di Padova: “Trovo stucchevole ragionare sul futuro dei minori appellandosi alle ragioni burocratriche, la dignità e l’affettività dei minori non sono al servizio dello scontro politico.
Affettività e inclusione non sono astrazioni, ma necessità da prendere seriamente in carico in una società articolata e complessa come quella in cui viviamo. È peraltro davvero triste dover leggere di attribuzioni definitive di senso e di significato rispetto al procedimento attivato dalla Procura. Domandiamoci piuttosto quale avvenire intendiamo ora tracciare per questi figli? Chi stabilisce che la loro dignità e l’affettività dipendono esclusivamente dalla natura, più o meno gradita dal legislatore, della loro famiglia di provenienza? Potenzialmente potremmo essere tutti genitori, ma riuscire ad essere genitori capaci non dipende da requisiti fisici, così come non possiamo continuare a pensare di utilizzare il concetto di famiglia naturale per consentire ai nuovi diritti di trovare ingresso nel nostro ordinamento giuridico. Vogliamo parlare di famiglia naturale? Bene, osserviamo davvero cosa accade in natura.
Nel rispetto delle priorità della comunità scientifica, è bene ricordare che l’Associazione Italiana di Psicologia già nel 2014 ha chiarito che le affermazioni secondo cui i bambini e le bambine, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre non trovano in realtà riscontro nelle ricerche scientifiche, mentre le stesse ricerche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che la famiglia assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attuano al suo interno.”