“L’utilizzo del granchio blu per scopi alimentari non gode di alcuna garanzia di sicurezza alimentare” lo dichiara la Consigliera regionale Cristina Guarda (Europa Verde).
“Da tempo la Regione del Veneto” – continua Guarda – “non effettua il monitoraggio e la valutazione, richiesti dalla UE nel 2014, del rischio sulla presenza di contaminanti ambientali di origine antropica nei molluschi bivalvi allevati o pescati in Veneto. Si tratta di dati assai importanti, considerando che vongole e mitili sono ritenuti accumulatori di sostanze inquinanti. Di conseguenza, i nostri allevatori non possono contare sull’apporto di dati scientifici da utilizzare, ad esempio, nella classificazione delle aree di produzione/raccolta dei bivalvi e nelle rispettive attività di vigilanza e di tutela della salute pubblica.
Considerato che il granchio blu è un noto predatore di vongole, molluschi bivalvi soggetti agli effetti dell’accumulo di sostanze inquinanti, vi è il fondato rischio che esso diventi a sua volta veicolo di sostanze nocive alla salute dell’uomo. Soprattutto tenendo conto che il granchio preda anche in aree non classificate come aree di allevamento, quindi non soggette a controlli sulla base di specifici parametri.
Vieni quindi da chiedersi sulla base di quali studi scientifici molti rappresentanti delle istituzioni venete promuovano il granchio blu a tavola. Vale la pena ricordare che il finanziamento del progetto di ricerca sui molluschi bivalvi non è stato attivato. Tramite accesso agli atti, infatti, ho scoperto che il progetto di ricerca era stato finanziato nel 2014, per essere poi assegnato all’Istituto CORIS (all’epoca CORIT) a seguito di necessarie modifiche al suo statuto per includere nelle proprie funzioni anche l’attività di ricerca.
Invece, l’impegno previsto di 289.700 euro è stato cancellato nel 2020, in quanto il progetto non è stato attivato. Nelle motivazioni riportate nell’accesso agli atti, è indicato che CORIT non avrebbe modificato il proprio statuto. In realtà, Europa Verde ha potuto verificare che in data 25 maggio 2016, l’Assemblea dei soci di CORIT ha approvato alcune modifiche allo Statuto, incluso il cambio di denominazione in Consorzio per la Ricerca Sanitaria – CORIS, ampliando in questo modo il proprio oggetto sociale ed estendendolo alla promozione e al sostegno della ricerca scientifica in campo sanitario e sociosanitario.”
“Per questo motivo” – conclude Guarda – “ho presentato una interrogazione per fare luce sulle vere motivazioni per cui tale studio non sia mai stato effettuato e per comprendere se e come la Regione intenda sostenere la sicurezza alimentare di crostacei e molluschi ad alto rischio, visto l’elevato peso delle contaminazioni delle acque causate dall’uomo.”