“Dalla risposta alle nostre interrogazioni riguardo lo stop allo studio epidemiologico sui Pfas nelle aree contaminate, finalmente emerge un’ammissione di responsabilità da parte della Regione del Veneto. Ad aver spinto a bloccare questo studio motivazioni legate a valutazioni economico-finanziarie.
Una ammissione indicibilmente grave, perché gli studi che possono chiarire con certezza la connessione PFAS-patologie e mortalità non hanno prezzo sia per la prevenzione sanitaria dei cittadini esposti che per la definizione di politiche per fermare i rischi di contaminazione.” Lo afferma la Consigliera regionale Guarda (EV) assieme ai colleghi Zanoni, Zottis, Luisetto e Bigon (PD).
“In questi anni” – precisano i Consiglieri – “la Regione ha investito in alcuni studi, ma nessuno utile a fornire la certezza della correlazione tra contaminazione da Pfas e l’insorgenza di specifiche patologie, non solo ipotesi. Tanto che lo stesso Istituto Superiore di Sanità sollecita nella recente lettera alla Regione Veneto la necessità di ricercarla grazie a un dedicato studio epidemiologico.”
Quindi i consiglieri precisano: “Senza questo studio, l’azione di prevenzione per i cittadini esposti a mali come tumori, patologie del sangue anche mortali, patologie tiroidee, di neonati e donne in gravidanza, ha sofferto un grave deficit dovuto, ci viene detto oggi, a valutazioni di carattere economico che la Regione del Veneto non ha saputo portare a termine in ben cinque anni, non riuscendo a mettere prima la salute dei suoi cittadini di qualche centinaio di migliaia di euro.
Nel frattempo, il processo a carico della ex-Miteni ha preso avvio, ma la possibilità di vedere riconosciuti i danni alla salute dei cittadini sembra ridotta e le ripercussioni economico-sanitarie sulla collettività persistono. Infatti, la mancanza di uno studio epidemiologico non consentirà di stabilire oggettivamente l’entità di un giusto indennizzo. In questo modo abbiamo offerto un notevole assist a chi è chiamato a difendersi dalla pesante accusa di aver contaminato consapevolmente, procurando sofferenza a così tanti cittadini. In questa sua lunga valutazione, la Regione si è posta l’unica vera domanda a cui le istituzioni dovrebbero saper rispondere: quanto vale la salute dei cittadini?”