“Cosa resterà degli anni ’80 recitava il testo di un vecchio brano di successo. Ma oggi verrebbe da chiederci: cosa resterà del ventennio zaiano (1 mandato da Vicepresidente e 3 da Presidente di Regione)? Probabilmente l’epilogo di un’opera faraonica, così ardentemente voluta dal presidente Zaia, può essere preso in prestito al fine di dare risposta a questo pressante interrogativo. Siamo passati da uno sliding center da ben 130 milioni di euro alla proposta di un impianto, tutto ridimensionato, usa e getta. Tutto questo, nonostante le proteste di comitati e residenti e le manifeste perplessità del CIO, a uso e consumo dell’immagine del presidente Zaia. Il quale risulta essere così avvezzo alle inaugurazioni da non badare alla economia delle cose. Peccato che, qualsiasi sia la dimensione di questa infrastruttura, ci troviamo di fronte a tempistiche fuori dal mondo. Infatti, a causa dei 3 anni e mezzo di ritardi nella progettazione, a progettare e realizzare questa pista servirebbe Mandrake, non una cordata di imprese.
Ma il grande assente nel sogno grande o piccolo di Zaia è il rispetto per il territorio. Nonostante la bellezza e la fragilità delle nostre Dolomiti sia cosa largamente riconosciuta, alcuna preoccupazione sembra riguardare l’impatto che questo sliding center avrà sull’ambiente, e nemmeno sulle tasche dei contribuenti. Vale la pena di ricordare che, la provincia di Belluno che si appresta a ospitare i Giochi olimpici invernali 2026, è un territorio dal carente servizio pubblico di trasporti, dall’evidente spopolamento e dal considerevole caro vita.
Vorremmo che, almeno al termine di quest’era zaiana, su cui molto potranno dire gli storici, la priorità non fosse dettata dai sogni del Presidente di regione ma dai bisogni reali del Veneto. Questo per evitare che prima o poi ci si deva risvegliare da un cattivo sogno.”