Roma, 13 gen. – “Il premierato ‘all’italiana’, oltreché autentica anomalia nell’ambito dei sistemi democratici elettivi (nessuno elegge il premier), si caratterizza per un verticismo esasperato e definitivo, non ostacolato da nessun altro potere. Tantomeno dal Presidente della Repubblica, svuotato del potere di nominare il Presidente del Consiglio, pur mantenendone altri. Avremo modo di confrontarci a lungo sulla materia, sviscerandone tutte le caratteristiche, le contraddizioni e i pasticci evidenti. Intanto, alla luce del dibattito attuale sul “patriarcato”, il premierato si può considerare il colpo di coda della storia patriarcale. La esorbitante concentrazione dei poteri in una sola figura istituita (sia essa donna o uomo) segna l’ultimo tentativo misogino di far sopravvivere l’ordine maschile divenuto dominio. Sorprende la deriva misogina di Giorgia Meloni – non a caso ha scelto di chiamarsi Il Presidente – e delle donne della compagine di governo, evidentemente più attratte dalla storia maschile impositiva, quando non esplicitamente oppressiva, piuttosto di prendere coscienza di come la storia politica e filosofica delle donne abbia a cuore la cura della democrazia e la sua rigenerazione. La proposta meloniana del premierato va compresa proprio alla luce dell’evocazione patriarcale da lei prediletta “Dio, Patria, Famiglia”, in cui è lecito leggere un tentativo disperato, e pericoloso, di restituire fiato e futuro ad un patriarcato non più credibile agli occhi delle donne, insostenibile sempre di più per molti uomini, non più funzionante come dispositivo di ordine simbolico e sociale”. E’ quanto sostiene la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella in un articolo pubblicato oggi da Il manifesto.