“Sentirsi protetti dalla presenza di una telecamera è un limite. La videosorveglianza non garantisce un intervento immediato in caso di pericolo e non sempre assicura il corretto riconoscimento di chi agisce a danno di cose o persone. Soprattutto nei piccoli centri urbani, dove la presenza costante di forze dell’ordine non è garantita, risulta determinante la partecipazione dei cittadini nei processi di prevenzione e gestione delle forme di degrado o crimine. Questa maggioranza ritiene che la politica dei contributi finanziari a pioggia sui piccoli comuni possa ripristinare quel senso di ‘ordine sociale’ a cui aspira. Purtroppo, la complessità di questa società, al cui interno si incastonano le nostre comunità locali, esige l’adozione di misure trasversali, frutto di una visione di insieme costruita attorno alle vere questioni e ai fatti.
Se non investiamo in prevenzione, formazione e partecipazione rimarremo fermi all’anno zero. Magari saremo abbastanza fortunati da riconoscere qualcuno che gioca a imbrattare i muri, ma sulle vere questioni che minano il senso di sicurezza dei cittadini non otterremo risultati concreti, perché si tratta di una visione che si limita alla identificazione, ma che non basta a ridurre i reati o a prevenirli. Siamo fermi alla maestra severa che bacchetta le mani, ma che non comprende il disagio o le situazioni che stanno alla base delle azioni criminose. Inoltre, dal punto di vista formale, le modifiche alla vigente legge regionale sulla sicurezza collimano con il piano di riordino territoriale. Parafrasando una famosa citazione, potremmo dire che le videocamere sono l’oppio di chi vuole controllare. Nel frattempo, i cittadini si sentiranno più osservati, ma non per questo più protetti.” Lo dichiara Cristina Guarda, consigliera regionale di Europa Verde.