L’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’inquinamento, al disastro ambientale e alla truffa ai danni dello Stato contro l’ex Amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli e altre otto persone, tra dirigenti, dipendenti e consulenti, è gravissima. Taranto e la sua acciaieria non conoscono tregua. Sono anni che i cittadini e le associazioni ambientaliste si battono contro l’inquinamento e per la salute. Ora scopriamo che chi doveva garantire un processo produttivo non inquinante probabilmente non lo faceva e che si sarebbe barato sulle aste di Co2. Il sito tarantino sta continuando a mettere a rischio la salute dei cittadini per la cattiva gestione dei suoi amministratori, che hanno puntato più sul profitto che alla salute. Profitto che per altro è diventato un miraggio, viste le enormi perdite che sta registrando. E’ ora che il Governo affronti seriamente la questione della riqualificazione di tutta l’area dell’ex Ilva di Taranto. Va predisposto urgentemente un serio piano industriale del settore dell’acciaio che tenga conto della sostenibilità economica ed ambientale e ci permetta di essere indipendenti dai mercati asiatici. Basta decreti spot che ne prolungano solo l’agonia. Puntare sulla riqualificazione e sulla bonifica significa guardare al futuro.