È con grande sdegno che apprendiamo dell’ultima proposta della Lega, che attraverso un disegno di legge a prima firma del senatore Potenti intende proibire l’uso del femminile negli atti pubblici. Termini come “sindaca” e “rettrice” verrebbero aboliti, e chi non si adeguasse sarebbe soggetto perfino a una multa fino a cinquemila euro.
Questa proposta rappresenta un grave passo indietro nella lunga e faticosa lotta per la parità di genere. Il linguaggio è un potente strumento di inclusione e riconoscimento delle identità. Cancellare il femminile significa negare visibilità e dignità alle donne che ricoprono ruoli di responsabilità e prestigio nella nostra società.
L’introduzione di sanzioni economiche per chi usa termini femminili non solo è ridicola, ma anche profondamente offensiva. Invece di promuovere politiche che sostengano la parità e l’inclusione e proteggano concretamente le donne vittime di violenza di genere, si sceglie di imporre divieti che alimentano un clima di discriminazione e arretratezza culturale.
Non possiamo permettere che si torni indietro. L’uguaglianza di genere è un valore irrinunciabile, e il linguaggio ne è una componente essenziale. Inoltre, il femminile è parte sostanziale della grammatica italiana: usiamolo. Alleanza Verdi e Sinistra continuerà a lottare dentro e fuori le aule parlamentari affinché ogni donna possa vedere riconosciuto il proprio ruolo senza dover rinunciare alla propria identità linguistica, culturale e di genere.
Lo afferma la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra, Aurora Floridia, linguista promotrice della lettera inviata al Presidente del Senato La Russa e firmata da 76 senatrici e senatori, in cui si rivendica la libertà e il diritto ad essere chiamate con il genere femminile.