(Bruxelles, 23/09/2024):
La Commissione Europea mette un altro freno ai PFAS, i cosiddetti inquinanti eterni che stanno avvelenando gran parte dell’Europa: «L’introduzione di nuovi limiti dimostra che non solo è possibile ma è soprattutto necessario per tutelare la salute dei cittadini europei» dichiara Cristina Guarda, eurodeputata di Europa Verde (AVS) originaria di Lonigo (VI), una delle zone più colpite di tutta Europa, e che per nove anni ha portato il tema in Consiglio regionale Veneto con grandi risultati.
Le nuove misure introdotte la scorsa settimana limitanoin particolare l’uso l’acido undecafluoroesanoico e i composti correlati al PFHxA, due sottocategorie di PFAS. La restrizione si applica a prodotti come giubbotti antipioggia, imballaggi alimentari, spray impermeabilizzanti e alcune schiume antincendio, mentre sono escluse applicazioni in semiconduttori, batterie e celle a combustibile per l’idrogeno verde.
Avevano sollevato scalpore le recenti affermazioni di Mario Draghi proprio sui PFAS, Secondo l’ex premier, come sostenuto anche nel report da lui appena pubblicato, non vi sarebbero alternative al loro utilizzosoprattutto a causa della transizione ecologica.
Niente di più falso dichiara il fronte politico ecologista: «Sono centinaia le aziende che già in diversi settori stanno eliminando i PFAS dalle loro produzioni. Le alternative ci sono» afferma Cristina Guarda, che aggiunge: «io stessa, in gravidanza, sto facendo ricerche continue sui prodotti di uso quotidiano senza PFAS specie per neonati e bambini ed è interessante vedere la quantità di aziende che cominciano a ricercare alternative».
«Se è vero che in alcuni campi produttivi come quello medico e farmaceutico ci possono essere difficoltà, ci sono tantissimi esempi positivi nel tessile, nella produzione di utensili domestici, fitosanitari e non solo».Per questo, è indispensabile e urgente implementare le soluzioni alternative disponibili per limitare al minimo l’attuale dispersione di PFAS nelle acque, così come nell’aria e nel suolo.
Secondo l’eurodeputata chi sta guidando la transizione delle imprese verso la sostenibilità non può mettere in secondo piano l’interesse collettivo e la salute pubblica: «Avrebbe fallito il suo compito. La transizione è un’occasione per uscire da questo schema industriale dannoso, non un vincolo per rimanerci», conclude Guarda.