20 febbraio 2025 – “Anche se lo status di protezione del lupo venisse effettivamente declassato, non verrebbe meno l’obbligo degli Stati di mantenere uno stato favorevole alla conservazione della specie. E infatti, i nuovi protocolli Ispra per gli abbattimenti di esemplari pericolosi, comunicati nei giorni scorsi agli enti locali, non sono un via libera alla caccia, anzi. Le Regioni potevano già richiedere prelievi in deroga, ora l’Ispra ha fissato un tetto massimo tra il 3 e il 5%, ovvero tra 100 e 160 esemplari l’anno sui 3.300 stimati dal censimento del 2021. L’obiettivo rimane la tutela della biodiversità, abbinata alla gestione dei conflitti di coabitazione, specie nel settore agricolo. Le politiche europee PAC e LIFE+ possono offrire il necessario sostegno agli agricoltori, migliorando le misure di prevenzione dei danni al bestiame”. Così Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi.
“Va poi ricordato che sulla proposta della Commissione Europea di declassare lo status di protezione del lupo, da specie “rigorosamente protetta” a “protetta”, pende il ricorso presentato alla Corte di Giustizia Europea da cinque organizzazioni internazionali, tra cui le italiane EARTH e Green Impact. Inoltre, in seguito ad una segnalazione di ClientEarth, il Mediatore Europeo ha aperto un’inchiesta sulle modalità con cui la Commissione Europea ha raccolto i dati a sostegno della proposta di declassamento, che appare non suffragata da un adeguato supporto scientifico. La Commissione Europea non ha rispettato il termine del 24 gennaio, entro cui le era richiesto di rispondere alla denuncia: un silenzio fa pensare che la segnalazione abbia colto nel segno. Speriamo che il ritardo non sia dovuto alla ricerca di una giustificazione convincente”, conclude l’eurodeputata.
Cristina Guarda (Verdi/ALE), eurodeputata