4 marzo 2025 – “L’aumento scriteriato della spesa militare non può essere ciò che unisce l’Europa. E il fatto che questo venga presentato come una risposta a Trump è un clamoroso autogol, visto che il presidente Usa è stato il primo a chiedere maggiori investimenti europei a vantaggio dell’industria degli armamenti. L’Unione Europea non ha bisogno di aumentare le spese militari, ma di costruire una capacità di difesa autonoma e condivisa, con vocazione di pace nella giustizia, dunque fondata sui principi del multilateralismo, del diritto internazionale e dell’autodeterminazione dei popoli. Per questo, occorre porre le basi per una politica estera comune di pace e per un esercito comune di difesa, superando gli egoismi delle logiche sovraniste di singoli Stati membri, destinati ad essere satelliti ora di una e ora di un’altra superpotenza”. Lo dichiarano Cristina Guarda, Ignazio Marino, Ilaria Salis, Mimmo Lucano, Benedetta Scuderi e Leoluca Orlando, eurodeputate ed eurodeputati eletti nelle liste di Alleanza Verdi Sinistra (AVS).
“In queste ore buie, l’Europa rischia invece di perdere la bussola: pur di finanziare una folle corsa agli armamenti, i leader Ue sono disposti a mettere in discussione il dogma del patto di stabilità. La flessibilità, fino a ieri una parolaccia, viene oggi invocata per l’aumento della spesa militare a discapito dei fondi strutturali dell’Unione. Ci opponiamo con forza all’utilizzo improprio di queste risorse, che servono a finanziare welfare, conversione ecologica e politiche di sviluppo a sostegno dei territori. Questi strumenti, come i fondi di coesione e per lo sviluppo regionale, andrebbero invece rafforzati e il debito comune, che a questo punto non costituisce più un tabù, dev’essere utilizzato per sostenere investimenti strutturali destinati allo sviluppo, specie delle regioni e delle fasce di popolazione più svantaggiate. Ci aspettiamo un sussulto di dignità da parte di Fitto, che gestisce questi fondi, e ci chiediamo come sia possibile che Meloni, presidente del consiglio di uno dei Paesi che maggiormente ne beneficiano, non dica nulla sulla bozza in discussione al consiglio europeo”, concludono le eurodeputate e gli eurodeputati.