24 marzo 2025 – Oggi, a Vicenza, l’eurodeputata dei Verdi Cristina Guarda ha ospitato una conferenza stampa in merito alle comunità energetiche rinnovabili, evidenziando le opportunità offerte e gli ostacoli che ancora frenano la diffusione sul territorio italiano. Assieme all’eurodeputata sono intervenuti Francesco Bortolotto, presidente della CER vicentina “Aria Buona”, Renzo Masolo, consigliere regionale veneto di Europa Verde, e Sara Capuzzo della cooperativa énostra.
Con 104,7 MW di potenza degli impianti comunicati dal GSE lo scorso 28 febbraio, l’obiettivo dei 5 GW da raggiungere entro il 31 dicembre 2027 è ancora molto lontano. Il monitoraggio ministeriale, che considera anche gli impianti con contratto non ancora attivo, registra 926 configurazioni a livello nazionale, tra comunità energetiche (453), gruppi di autoconsumatori (260), autoconsumatore a distanza (188) e altre configurazioni (25).
“Nonostante un quadro normativo favorevole e gli incentivi previsti dal PNRR e dal Decreto CER, la diffusione delle comunità energetiche incontra ancora numerosi ostacoli. A meno di tre anni dalla scadenza degli incentivi, siamo soltanto al 2% del target dei 5 GW. l’Italia sconta ancora il mancato recepimento della Direttiva UE/2024/1711 sulla Progettazione del Mercato Elettrico, con la deduzione diretta dei consumi e altre novità cruciali per la condivisione energetica,” ha dichiarato Cristina Guarda, che nella giornata di oggi ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea, sottoscritta anche dall’eurodeputata dei Verdi Benedetta Scuderi.
“Le CER sono indubbiamente uno strumento di democrazia energetica, che può contribuire a combattere i cambiamenti climatici e ridurre la dipendenza del nostro paese da forniture esterne di combustibili fossili di incerta provenienza. Per questo abbiamo costituito la nostra CER. Stiamo constatando che i limiti posti dai decreti e dai regolamenti oggi in vigore rendono impossibile la diffusione delle CER in Italia. Infatti non possono entrare nelle CER gli impianti fotovoltaici in regime di scambio sul posto, quelli realizzati con il 110%, quelli con il conto energia, l’agrivoltaico: insomma, pressoché tutti gli impianti esistenti. Inoltre, per accedere agli incentivi previsti dalla legge, la documentazione richiesta è monumentale. Noi non molleremo, ma chiediamo al Parlamento Europeo di dirci se questo è il modo di applicare la direttiva sulle Comunità Energetiche ed alla Regione di darci una mano non a fare altre carte, ma a realizzare impianti di energia rinnovabile,” ha dichiarato Francesco Bortolotto.
“Come Verdi del Veneto, abbiamo sostenuto le comunità energetiche nella recente discussione sul Nuovo Piano Energetico Regionale appena approvato in Consiglio. Come EV abbiamo cercato di dare alle CER l’importanza che meritano, soprattutto in ambito urbano dove in margini di implementazione del fotovoltaico sono notevoli. Basta volerlo, ad esempio individuando il prima possibile le Aree di accelerazione nelle quali l’energia fotovoltaica venga ulteriormente incentivata e semplificata nella burocrazia,” ha dichiarato Renzo Masolo.
“È necessario e urgente sbloccare il modello delle comunità energetiche per far sì che possano determinare gli impatti sociali, economici e ambientali attesi, sin dalla loro definizione a livello europeo. Per farlo è necessario accorciare i tempi di riconoscimento, abilitare le diverse funzionalità della piattaforma GSE che consentono di aggiornare le configurazioni, nonché rendere disponibili i dati in modo da migliorare le performance di condivisione. È fondamentale inoltre rimuovere le criticità di natura finanziaria allo scopo di abilitare le CER a realizzare impianti di proprietà e ad erogare ulteriori servizi a vantaggio dei membri e dei territori interessati,” ha dichiarato Sara Capuzzo.
“Nel nostro Paese le procedure rimangono macchinose e lente, con oneri burocratici che spesso scoraggiano sia cittadini che imprese. La complessità delle domande per gli incentivi, le limitazioni sui beneficiari e la mancanza di chiarezza sui documenti necessari costituiscono una barriera inaccettabile per il pieno sviluppo delle CER. Così rischiamo di non sfruttare appieno i fondi stanziati per gli incentivi. Per questo motivo ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo se la normativa italiana rispetti pienamente gli obiettivi previsti dalle Direttive UE 2018/2001 e 2024/1711, con particolare riferimento alla promozione dell’autoconsumo e alla semplificazione dei meccanismi di accesso. Siamo al 2% del cammino, se vogliamo tagliare il traguardo dei 5 GW dobbiamo correre di più,” ha concluso Cristina Guarda.