Si è spento Giorgio Nebbia, pioniere dell’ambientalismo italiano. Mao Valpiana lo ricorda così.
Una vita lunga più di 93 anni, dedicata allo studio, all’insegnamento e all’impegno sociale e politico. Una mente vivace, un carattere affabile, una gentilezza innata.
L’abbiamo conosciuto nel 1977, nel corso della preparazione del primo convegno nazionale, a Verona, per il lancio del movimento antinucleare italiano (“Energia nucleare, energie alternative, nuovo modello di sviluppo”, aprile 1977, promosso dal Movimento Nonviolento).
Giorgio Nebbia, con Gianni Mattioli, Massimo Scalia, Alberto L’Abate, Tonino Drago, Giannozzo Pucci, Enzo Tiezzi, fu immediatamente disponibile. Venne e ci fu subito chiaro che era un maestro, capace di coniugare l’ecologismo scientifico con la necessità della giustizia sociale, il rigore tecnico con la spinta utopica: ambientalismo, storia, cultura, marxismo, nonviolenza, religiosità, in lui si mescolavano e trovavano sintesi. Ricordo che fu Pietro Pinna a darmi il contatto di Giorgio Nebbia. Mi disse, con la sua concisione essenziale: “È tanto bravo, è un nostro amico”. Significava che Nebbia era un iscritto al Movimento Nonviolento, ed infatti continuò ad esserlo, e fino alla fine abbonato ad Azione nonviolenta, per la quale non fece mai mancare i suoi contributi scritti, anche negli ultimi anni. Siamo sempre rimasti in contatto, e anche se sono passati più di 40 anni, l’amicizia e la stima sono rimaste intatte e freschissime.
Si dice che “ogni anziano che muore è una biblioteca che brucia”. Nel caso di Giorgio Nebbia perdiamo l’immensa biblioteca della sua umanità ed esperienza. Ma ci restano i suoi libri, i suoi scritti, le sue lezioni, che i giovani e giovanissimi faranno bene a studiare, per scoprire il mondo complicato che Giorgio Nebbia ha saputo studiare e farci capire.
Mao Valpiana