Quello che potrebbe essere il più grande avvelenamento delle acque in Europa è a una svolta importante. Decisiva la data del 29 ottobre.
di Annalisa Mancini – Dopo l’incontro dello scorso 6 ottobre con una delegazione del ministero dell’Ambiente, il Comitato Mamme No Pfas ha ottenuto di sedere al tavolo tecnico del prossimo 29 ottobre, decisivo per rivedere i limiti nazionali per la presenza di 14 sostanze Pfas nelle acque di scarico delle industrie che le producono.
La richiesta delle Mamme No Pfas – che siederanno al tavolo tecnico insieme al Comitato Stop Solvay – è di porre il limite zero, escludendo margini di tolleranza per le sostanze che sono state sversate nelle acque di falda e nei terreni dall’azienda Miteni di Trissino e che si trovano ora nel sangue e negli organi di molti vicentini, padovani e veronesi. «I cittadini chiedono trasparenza e fiducia reciproca», dicono i comitati Mamme No Pfas, Mamme da Nord a Sud e Stop Solvay, che sulla questione dei limiti hanno chiesto un confronto diretto fra Regione Veneto, ministero dell’Ambiente, Istituto Superiore di Sanità e Confindustria.
Le richieste dei Comitati prendono forza anche da altre dure notizie recenti: l’accertamento della malattia professionale per due ex lavoratori Miteni e i risultati di uno studio scientifico che conferma i Pfas come un fattore di rischio per la fertilità.
Intanto prosegue il processo all’azienda ex Miteni che ha visto rimandata al 30 novembre l’udienza preliminare dello scorso 12 ottobre, per le eccezioni sollevate dalla difesa in merito alla richiesta della Procura di accorpare due filoni d’inchiesta distinti: quello per i reati fino al 2013 e quello per i reati ambientali dal 2013 al 2017 che riguardano anche le sostanze inquinanti GenX e C6O4. Tre i 260 soggetti costituitisi parte civile figurano anche le società di gestione idrica Acque del Chiampo, Acque Veronesi, Viacqua e Acquevenete, che ad oggi hanno investito 96 milioni di euro per interventi strutturali agli acquedotti.
CRONISTORIA
1965. Nasce Miteni, inizialmente come centro di ricerca RiMAr per l’azienda tessile Marzotto. L’obiettivo è quello di trovare il modo più efficace per impermeabilizzare i tessuti.
1985. La Regione Veneto approva la realizzazione del collettore ARICA che trasferisce i reflui depurati dai cinque depuratori (Trissino, Arzignano, Montecchio, Montebello e Lonigo) nel fiume Fratta all’altezza di Cologna Veneta. I cittadini di Cologna Veneta e dintorni si mobilitano per evitarlo, senza successo.
10 gennaio 2011. In base alla convenzione tra ministero dell’Ambiente e Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR, inizia lo studio di valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da Pfas nel Bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani.
2012. Ricercatori statunitensi verificano una probabile associazione tra esposizione a Pfoa e ipercolesterolemia, ipertensione in gravidanza e pre-eclampsia, malattie della tiroide e alterazioni degli ormoni tiroidei, colite ulcerosa, tumore del rene e tumore del testicolo.
7 giugno 2013. Primo parere dell’Istituto Superiore di Sanità, che a scopo cautelativo consiglia l’adozione di misure di trattamento delle acque potabili.
12 agosto 2013. La Regione Veneto con Delibera regionale 1490 istituisce una Commissione tecnica interdisciplinare con lo scopo di formulare proposte sui limiti da adottare per la tutela della salute pubblica (caso Lonigo).
20 agosto 2013. Il gestore dell’acqua Acque del Chiampo applica i primi filtri a carbone attivo agli acquedotti. Per i comitati sarebbe un’implicita ammissione di colpa.
Ottobre 2013. Lo studio del CNR dichiara che “nel bacino di Agno-Fratta Gorzone vi sono concentrazioni crescenti da nord a sud, che raggiungono valori di Pfoasuperiori a 1000 ng/L e di PFAS totale superiori a 2000 ng/L. […] si evidenzia un possibile rischio per le popolazioni che bevono queste acque, prelevate dalla falda”.
26 ottobre 2015. I consiglieri regionali d’opposizione Zanoni, Moretti, Guarda, Fracasso, Sinigaglia e Ruzzante presentano l’interrogazione “Contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) delle acque potabii di dieci comuni del Veneto: la Regione intende intervenire con urgenza per tutelare la salute della popolazione e sostenere le Amministrazioni locali coinvolte?“.
23 dicembre 2016. La Regione Veneto approva il piano di monitoraggio della salute della popolazione interessata dall’inquinamento e divide il territorio in zona rossa, arancione, gialle e verde. (DGR n. 2133/2016 integrato con DGR n. 691/2018).
2016. L’Istituto Superiore della Sanità verifica la correlazione stretta tra Pfas e gravi patologie.
Dicembre 2016. Inizia la convocazione della popolazione della ULSS 8 Bericatramite invito a partecipare allo screening di primo livello, partendo dai più giovani (14enni) e procedendo poi secondo un ordine di età anagrafica crescente.
Maggio 2017. Arrivano le lettere di convocazione anche ai cittadini veronesi della ULSS 9 Scaligera.
8 ottobre 2017. A Lonigo 10 mila persone scendono in piazza per chiedere acqua libera da Pfas.
10 novembre 2017. Il Presidente della Regione Veneto emette un’ordinanza di divieto di consumo di pesce pescato nelle acque superficiali in tutti i 21 Comuni della cosiddetta “zona rossa”.
2018. Lo screening viene ampliato anche ai nati tra il 2003 e il 2014 (DGR 691/2018).
21 marzo 2018. La Regione Veneto nomina il Commissario delegato Nicola dell’Acqua per la realizzazione e completamento di tutte le opere strutturali acquedottistiche.
5 aprile 2018. Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la delibera del Consiglio dei ministri del 21 marzo che dichiara lo stato di emergenza per la contaminazione delle falde idriche nelle province di Vicenza, Verona e Padova.
9 novembre 2018. La società Miteni Spa di Trissino fallisce.
Dicembre 2018. Viene approvato il Piano di interventi emergenziali per 56,8 milioni di euro, che serviranno per connettere gli acquedotti a nuove fonti salubri.
18 dicembre 2018. L’Area Sanità e Sociale della Regione Veneto offre un approfondimento sulle patologie tiroidee per le donne residenti nei comuni dell’Area rossa A appartenenti alle coorti di nascita 1989-1998 e che, in seguito agli esami di primo livello, presentino concentrazioni sieriche di Pfoa e/o Pfossuperiori al valore di riferimento.
Gennaio 2019. A partire dalla fine di gennaio 2019 ARPAV estende la ricerca di un nuovo composto inquinante: il C6O4.
Marzo 2019. Su indicazione regionale, possono partecipare alla sorveglianza anche coloro che abbiano risieduto o siano stati domiciliati in uno dei comuni dell’area rossa nei cinque anni precedenti il 2013, anno di posizionamento dei filtri a carbone attivo negli impianti idrici.
8 giugno 2020. Mitsubishi Corporation Inc. si è costituita responsabile civile nominando un avvocato e dunque risponderà dei danni economici qualora dovesse risultare colpevole.
18 settembre 2020. Il National Cancer Institute statunitense pubblica il più grande studio sulle associazioni dei Pfas con il rischio di cancro al rene.
6 e 7 ottobre 2020. Il presidio di Mamme No Pfas e Comitato Stop Solvay davanti al ministero dell’Ambiente ottiene di sedere al tavolo tecnico del 28 ottobre 2020.
12 ottobre 2020. L’udienza preliminare del processo Miteni viene rimandata per le obiezioni presentate dalla difesa alla richiesta di accorpare più filoni d’inchiesta: procedimento GenX e Pfas.
30 novembre 2020. Prossima udienza processo Miteni.
Tratto da VeronaIn