Questo è stato detto a denti stretti durante la riunione di lunedì 4 gennaio con la società Hestambiente (HERA) che ha appena presentato la richiesta di autorizzazione del progetto di potenziamento dell’inceneritore di Padova (apertura linea 4).
Una richiesta che viene presentata in un momento a dir poco inopportuno viste le condizioni sanitarie che portano alle istituzioni e ai cittadini priorità di tutt’altro genere e che certo non possono essere trascurate: le emergenze sanitarie e sociali causate dalla pandemia.
Problemi di democraticità e trasparenza si sono subito evidenziati nelle modalità di gestione dell’incontro. I partecipanti non potevano vedersi tra loro, non sappiamo quanti eravamo e chi eravamo. I partecipanti non potevano parlare. Sono state consentite domande scritte in una chat dove non ci era possibile vedere le domande poste dagli altri partecipanti. Perciò non è stato possibile valutare a quali domande è stato risposto e a quali no. Posso dire che ad alcune domande poste da me sulla provenienza e sul trattamento del percolato contenente PFAS non c’è stata risposta.
Stiamo analizzando la documentazione messa a disposizione e garantiamo che useremo gli strumenti che la legge ci consente per ottenere i dovuti approfondimenti e le eventuali modifiche al progetto.
Per prima cosa denunciamo che non è possibile pensare di condurre in porto un progetto di tale portata per la salute dei cittadini, delle cittadine e del pianeta in un momento di crisi sanitaria internazionale, crisi che ha fatto saltare gli equilibri socio-economico del paese.
Servono tempi più distesi che prendano atto della limitata libertà di movimento e di incontro di cittadine e cittadini.
Entrando poi nel merito di quanto annunciato, possiamo riassumere così: “tutto bene, tutto come prima”. Viene comunicato che la capacità di incenerimento resterà la stessa. Non è così, in realtà siamo di fronte ad un aumento di circa 75-85 mila t/a di rifiuti trattabili, un potenziamento pari al 44-53%! Infatti anche se l’attuale capacità autorizzata è potenzialmente pari a 245 mila t/a, a causa dell’inadeguatezza delle prime due linee da anni vengono gestiti 160-170 mila t/a di rifiuti, di cui solo 130 mila di provenienza padovana. Portare l’impianto al massimo regime a chi giova se non alla volontà di Hera di stare sul mercato extra regionale?
Anche le emissioni non subiscono variazioni così come le ricadute a terra. Gli studi commissionati da Hera ipotizzano che in alcune centraline Arpav della zona di San Lazzaro si potrà prevedere un miglioramento del 15% in meno di PM10. E nelle altre, nella maggior parte dunque, i valori resteranno pressoché invariati.
La temperatura di emissione dei fumi resta però a una temperatura allarmante 130° e addirittura aumenta la temperatura delle acque di raffreddamento restituite al Piovego.
Ma allora che efficientamento è? Non si capisce dunque la necessità di questo intervento.
Ci chiediamo se la realizzazione della Linea 4 si giustifichi con la possibilità accogliere nuove tipologie di rifiuti. In parte è stato detto di sì: anche i rifiuti liquidi. E ci preoccupa non poco se saranno bruciati rifiuti quali i fanghi da depurazione contenenti PFAS.
Alcuni pensano anche che le linee 1 e 2 non verranno smantellate come promesso. Quindi la linea 4 non sarebbe in sostituzione ma in aggiunta alle tre già esistenti. Questa prospettiva è allarmante e va nella direzione opposta a quanto i cittadini hanno chiesto a Padova: un’amministrazione più attenta ai temi ambientali.
Pochi giorni sono passati da quando abbiamo richiesto all’amministrazione comunale che venga implementata con urgenza la raccolta differenziata porta a porta nelle zone di Padova che ancora non hanno questo servizio attivo. E invece ci tocca constatare che stiamo andando nella direzione opposta.
Eugenia Fortuni
Co-portavoce Europa Verde Padova