A 3 anni da Vaia, i boschi travolti da un’emergenza 2 volte più grande: cosa è stato fatto e come si pensa di contenere il bostrico?

“A 3 anni da Vaia si presenta ora una nuova emergenza, quella del bostrico, la cui proliferazione è stata favorita dai danni provocati dalla tempesta, oltre che dalle misure che la Regione non ha saputo tempestivamente adottare per evitare l’abbandono degli alberi abbattuti”.

La Consigliera regionale Cristina Guarda, di Europa Verde, accende i riflettori su una nuova, gravissima emergenza che sta minacciando la sopravvivenza dei boschi colpiti dalla tempesta del 2018: “Vaia ha abbattuto alberi per una superficie complessiva di 18.000 ettari, principalmente nelle aree del Vicentino e del Bellunese. Una delle gravi conseguenze alla funesta decimazione degli arbusti, così come preannunciato già a fine 2018, è rappresentata dalla diffusione del bostrico. Un piccolo insetto, tipico dell’abete rosso, che attacca le piante stressate o in cattive condizioni; in una situazione con milioni di piante compromesse o danneggiate, come quelle delle zone funestate da Vaia, è chiaro che si presenti uno spazio per la moltiplicazione del bostrico. Gli esperti ci dicono che in alcune aree il danno provocato dal bostrico è addirittura due volte superiore rispetto a quello causato da Vaia. Sarebbe stato importantissimo agire con maggiore tempestività nella rimozione del legname abbattuto, che marcendo crea le condizioni ideali per la prolificazione del bostrico.

Quando ci si trova di fronte a sfide imponenti come questa, il tempismo nella reazione si rivela  essenziale, ma oggi ancora non conosciamo i numeri reali della tragedia Vaia; per questo ho presentato una interrogazione in Consiglio regionale per chiedere alla Giunta lo stato di asportazione del materiale legnoso colpito da Vaia, come proceda l’intervento di piantumazione, se sarà resa pubblica la documentazione inerente alla gestione del post emergenza, e quali azioni e risorse siano state messe a disposizione  del contenimento della diffusione del bostrico. Ritengo avremmo potuto fare maggiore affidamento sulle competenze già presenti nel territorio; basti pensare all’esempio offerto da Veneto Agricoltura, grazie alla cui gestione si è riusciti a mettere in salvo le foreste di Cansiglio e Giazza da una proliferazione fuori controllo del bostrico.”

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