Le Olimpiadi si possono fare anche senza la pista da Bob, coinvolgendo in questo modo tutta la comunità locale.

In un contesto socioeconomico così difficile e pesante ci si aspetterebbe che chi gestisce pubblico denaro avesse ancora più cura e attenzione di quella già prevista da legge ed etica. Ma pare che non tutti siano della stessa idea.”

Mentre famiglie e imprese, Sindaci, Presidi e Amministratori vari riducono all’osso anche le spese essenziali, la Fondazione Milano Cortina 2026 continua indefessamente con il progetto originario del 2019 come se pandemia, guerra, inflazione alle stelle e recessione in agguato non la riguardassero. Eppure qualche segnale di difficoltà generale devono averlo ricevuto anche loro visto che il lungo elenco di generosi sponsor, che avrebbero dovuto coprire le prese dell’Evento, si è ridotto ad uno striminzito post-it. Tanto da aver spinto il Sindaco Sala ed i Presidenti Zaia e Fontana a chiedere al Governo uscente (ottenendola) l’entrata in Fondazione anche dello Stato. Con il chiaro obiettivo unico di avere le necessarie garanzie di coperture finanziarie per eventuali perdite di bilancio attraverso la fiscalità generale.”

Appare dunque evidente che, nel momento in cui le spese per le Olimpiadi invernali saranno anche a carico del contribuente con cifre che ormai si quantificano in miliardi di euro, una riflessione complessiva sul progetto e su come possa essere rimodulato, garantendo comunque Giochi di eccellenza, non può non essere fatta. Magari cominciando a chiedersi se davvero abbia ancora senso realizzare quel costoso capriccio chiamato pista da bob da 85 e passa milioni di euro che fin dall’origine era sembrato ai più un lusso superfluo. Soprattutto, e a maggior ragione, alla luce della disponibilità avanzata da Innsbruk di considerare l’ipotesi di effettuare le gare nel mezzo tubo di ghiaccio nella vicina città austriaca. Un’opportunità che deve essere valutata e che andrebbe incontro, oltre che agli evidenti benefici economici, anche a quello spirito olimpico di “giochi senza frontiere” che sono all’origine dei Giochi a cinque cerchi. Un’occasione in più che permetterebbe, inoltre, di ampliare i rapporti e le relazioni tra Regioni contermini e Stati confinanti per condividere un progetto in ottica transfrontaliera. Con una visione di Europa capace di trascendere le sole ragioni economiche che al momento sembrano legare gli Stati del vecchio continente e in cui i confini sbiadiscono, le differenze si incontrano e la pluralità diventa ricchezza comune. Un piccolo passo indietro di pochi per il maggiore interesse complessivo e di tutti che siamo convinti sarebbe apprezzato da molti.”

Europa Verde – Verdi Belluno rivendica anche la presa di posizione in Regione Veneto “Grazie alla nostra rappresentante Cristina Guarda, siamo l’unica forza politica ad aver portato il tema nei palazzi veneziani e messo in discussione il progetto con accessi agli atti di documenti che la Giunta teneva riservati, svelando invece i dati economici e informazioni sui progetti che avrebbero dovuto essere a disposizione dei cittadini, ben prima.”

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