Mentre il Veneto registra da tempo un’emorragia di medici, in fuga ed esasperati delle insopportabili condizioni lavorative che giorno dopo giorno devono affrontare come dipendenti della sanità pubblica, la Lega, ormai strutturalmente romana e nazionalista, sostiene la proposta di Flat Tax in salsa meloniana: un congegno fiscale pensato in spregio al principio di progressività redistributiva fissato dalla Costituzione, che farà alleggerirà la tassazione in favore dei medici che sceglieranno di lavorare a gettone, in libera professione?
Già vengono pagati anche 1000 euro a turno, mentre i colleghi dipendenti della sanità pubblica ne guadagnano poco più del doppio al mese, ma se si aumenta così la forbice, non basterà alcuna promessa di aumento di stipendio per trattenerli di fronte ad un trattamento davvero impari.
Mentre festeggiamo gli 80 euro al mese in più in busta paga di 3200 infermieri e Oss veneti (buona cosa, ovviamente, un inizio, spero), forse potremmo essere onestamente interessati a rendere attrattivo il ruolo del medico in ospedale, in termini di possibilità future, sicurezza sul luogo di lavoro, non svendendosi alle promesse elettorali, magari senza aver valutato gli impatti sui servizi essenziali? Come si fa a sostenere il primato di una sanità pubblica venete al cospetto di una flat tax degli alleati di governo, e di maggioranza in regione, che avrebbe come esito finale l’accelerazione della fuga dei medici dalle strutture pubbliche? OLTRE AD UN ALTRO PASSO A FAVORE DELLA SANITÀ PRIVATA ? Mi auguro che il Presidente Zaia e l’Assessora Lanzarin si battano contro questa prospettiva di voragine, a meno che non vogliano rinverdire i fasti della leghista quota 100 e l’assenza di turn over nelle strutture.