“Se il miglioramento delle acque reflue e di quelle del Fratta Gorzone passa attraverso una spesa di oltre 13 milioni di risorse pubbliche da utilizzare per il prolungamento del tutto del collettore A.Ri.C.A. allora dobbiamo prendere atto che si tratta di una operazione che risponde unicamente a una logica di mera dislocazione fisica e che in realtà non risolve affatto i problemi del bacino Fratta Gorzone. Lo afferma la Consigliera regionale Cristina Guarda di Europa Verde, che precisa come “Vi è invece la necessità di una revisione dell’autorizzazione allo scarico, con l’imposizione di nuovi e più restrittivi limiti, sia in termini dei concentrazione che di flusso di massa, rispetto alla presenza di sostanze inquinanti nei reflui; tale esigenza non può peraltro essere disconnessa dall’urgente intervento di bonifica dei sedimenti con alte concentrazioni di inquinanti presenti nell’alveo del fiume. Quel che è altrettanto certo è che non è seriamente ipotizzabile di risolvere l’inquinamento del Fratta Gorzone utilizzando la diluizione delle acque del LEB oppure attraverso la costruzione di una nuova condotta per la sostituzione dele prese d’acqua destinata all’irrigazione. Occorre intervenire alla fonte dell’inquinamento, magari sostenendo progetti a guida regionale per l’attivazione del ciclo chiuso. L’ecologia si fa ogni giorno, impegnando seriamente le risorse regionale, e non con qualche provvedimento spot.”