“Il ritardo nell’effettuazione studio epidemiologico è un danno per la popolazione perché non ha consentito di conoscere appieno i costi sociali dell’inquinamento, elemento che sarebbe stato utile nell’ambito del procedimento penale in corso; inoltre, ha generato un buco informativo, stante l’assenza di dati necessari a confermare la connessione reale e non solo ipotetica dei pfas a patologie tumorali, tiroidee, della maternità e neonatalità, riproduttive, metaboliche, evolutive e circolatorie anche mortali.” Così la Consigliera regionale Cristina Guarda di Europa Verde.
“Non esiste in Europa e nell’occidente un caso di avvelenamento della popolazione da PFAS così grande da coinvolgere almeno 400.000 cittadini. Una dimensione quantitativa che, se studiata dal punto di vista epidemiologico, confrontando mortalità e aumento di patologie ad andamento dell’inquinamento, avrebbe permesso di confermare senza dubbi i rischi dei PFAS. Ciò con l’obiettivo di far agire istituzioni, politica, mondo sanitario e imprenditoriale a tutela preventiva della salute umana e nell’assistenza dei cittadini già avvelenati.”
“La scelta di interrompere l’avvio dello studio è stata gravida di conseguenze. Come ho chiesto con la mia interrogazione più recente, vogliamo sapere non solo se oggi verrà finalmente attivato, ma anche se e da chi è stata politicamente presa in regione del Veneto, come emerge dalle dichiarazioni del dott. Comba nel processo in corso a Vicenza”.