“Ancora una volta, a fronte di un piano faunistico-venatorio fatto a uso e consumo dei cacciatori, inascoltate le voci contrarie di chi, tra i banchi dell’opposizione, ha più volte criticato l’esistenza di questo palese sovvertimento dei principi e delle regole a garanzia dell’ambiente, sono le associazioni di cittadini e volontari poste alla cura dell’ambiente e della fauna ad appellarsi al giudice amministrativo chiedendo l’annullamento del Piano faunistico venatorio del Veneto” così la Consigliera regionale Cristina Guarda, di Europa Verde.
“I motivi? – prosegue la Consigliera – “Uno su tutti, tra i vizi prospettati, il più macroscopico: le percentuali di superficie protetta dalla caccia sono letteralmente annacquate. E già, perché nel conteggio sono state considerate come oasi di protezione anche la laguna di Venezia e parte del Lago di Garda in cui l’ambito protetto è costituito solo ed esclusivamente da acqua, mentre la legge è chiara sul punto: sono i terreni a dover essere oggetto di protezione, e le ragioni sono evidenti, perché la sosta, la riproduzione, la cura della prole, azioni essenziali all’esistenza della fauna e perciò prese in considerazione dalla legge ai fini della tutela, sono inevitabilmente legante all’esistenza di un terreno.”
“Dunque – conclude Guarda – anche il piano faunistico-venatorio riadottato in fretta e furia prima della pausa estiva per ottemperare a quanto deciso dalla Corte Costituzionale nel luglio di quest’anno non rimedia affatto, se non nei limiti della forma, ai propri vizi di sostanza originari, vizi figli di una logica che vede sempre e comunque gli interessi dei cacciatori prevalere sulla tutela della fauna e dell’ambiente.”