“Approfonditi studi, condotti negli Stati Uniti e in alcuni Paesi UE, hanno dimostrato la massiva presenza di Pfas nei dispositivi e nelle attrezzature dei Vigili del Fuoco. Sono studi effettuati per comprendere le ragioni dell’elevato numero di diagnosi di cancro riscontrato tra i Vigili del Fuoco, negli USA. Ma in Italia dovremmo preoccuparcene altrettanto.” Lo afferma Cristina Guarda di Europa Verde, che ha presentato una risoluzione in Consiglio Veneto coinvolgendo tutti i colleghi dell’opposizione: “I completi antifiamma in adozione ai Vigili contengono Teflon e alcuni tipi di Pfas, sostanze che causano, come confermato dalla scienza, specifici tumori, come il cancro ai testicoli o alla prostata, il mesotelioma e il linfoma non Hodgkin. Le sostanze che ricoprono le divise usate in servizio, anche a causa dell’elevato calore prodotto dagli incendi, entrano in contatto con la pelle provocandone l’assorbimento. Oltreoceano la pericolosità dei dispositivi in uso ai Vigili del Fuoco risulta essere largamente riconosciuta, tanto da costringere l’amministrazione Biden allo stanziamento di milioni di dollari destinati allo screening oncologico dei ‘Firemen’.”
Per questo la consigliera propone ai colleghi di sollecitare e impegnare la Giunta regionale : “Poiché la Regione del Veneto, per mezzo della legge regionale 16 febbraio 2018, n. 10 ‘Norme per il sostegno e la valorizzazione del personale dei distaccamenti volontari del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco operativi nella Regione Veneto’, riconosce l’importante azione condotta dal Corpo dei Vigili, ho presentato, assieme ai colleghi di minoranza, una risoluzione affinché la Giunta intervenga presso il Governo per sostenere la necessità di approfondimenti mirati. Nello specifico, urge la deliberazione di uno studio per comprendere le problematiche connesse ai dispositivi di protezione individuale (antifiamma) in dotazione ai Vigili del Fuoco, alla presenza o meno di concentrazioni di PFOA nelle schiume antincendio in dotazione e un monitoraggio di un campione di Vigili del Fuoco. Questo monitoraggio dovrebbe avvenire anche nei confronti dei volontari, soprattutto quelli operativi in Veneto, zona altamente contaminata, attraverso un dosaggio ematico PFAS.”