Il recente dossier “Inerzia al potere – Gli obblighi climatici e la persistente negligenza dello Stato italiano”, pubblicato dall’associazione A Sud nell’ambito della Campagna Giudizio Universale, getta luce su una realtà allarmante: l’Italia si trova in uno stato di inadempimento cronico riguardo agli obblighi climatici internazionali, e la situazione peggiora con il passare degli anni.
Il report, concentrato sugli sviluppi del biennio 2022-2023, mette in evidenza diverse criticità che minano gli sforzi di mitigazione del nostro paese. Tra i punti critici evidenziati dallo studio, figurano “le lacune normative, l’insufficienza dei processi di partecipazione pubblica, il varo di politiche volte ad incentivare il consumo di fonti energetiche fossili e l’ostruzionismo esercitato dalle istituzioni italiane nei confronti delle politiche climatiche UE”.
La fotografia delineata è preoccupante: i livelli attuali di riduzione delle emissioni, le ambizioni limitate per il futuro e le politiche recentemente adottate – spesso in contrasto con gli obiettivi climatici – dimostrano un impegno complessivo molto al di sotto di quanto raccomandato dalla comunità scientifica e dagli standard europei.
I messaggi chiave del rapporto sono inequivocabili:
1. L’Italia si colloca tra i cinque paesi europei con le peggiori prestazioni in materia di clima ed energia e tra i più carenti globalmente.
2. Secondo l’ISPRA, gli scenari di riduzione delle emissioni al 2030 per l’Italia sono poco promettenti.
3. L’Italia è uno dei pochi paesi europei a non avere una legge quadro sul clima, uno strumento essenziale per definire politiche efficaci.
4. I combustibili fossili rimangono la principale fonte energetica nazionale, con l’Italia al secondo posto per consumo di gas in Europa nel 2020.
5. Nel 2022, lo Stato italiano ha destinato 63 miliardi di dollari a sussidi per i combustibili fossili, secondo il Fondo Monetario Internazionale.
6. Negli ultimi due anni, l’Italia ha ostacolato l’adozione di riforme normative cruciali dell’UE per la decarbonizzazione nei settori chiave come trasporti, industria ed edilizia.
7. L’Italia è l’unica grande economia europea a non partecipare al Gruppo degli Amici per una Diplomazia Climatica dell’UE Ambiziosa, un’iniziativa nata per coordinare azioni sul clima nell’ambito della politica estera e di sicurezza dell’UE.
8. Le politiche attuali in Italia non sono in linea con i target di riduzione delle emissioni necessari per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, come indicato dagli scenari dell’IPCC.
9. Se le emissioni nazionali continuano al ritmo attuale, l’Italia esaurirà il suo “carbon budget” già nel 2025.
Questi dati evidenziano una profonda disconnessione tra gli impegni assunti dall’Italia in materia climatica e le azioni effettivamente intraprese. Affrontare questa inerzia richiederà un’immediata e determinata inversione di rotta, con l’adozione di politiche più ambiziose e mirate alla decarbonizzazione dell’economia nazionale.