Inchiesta Perugia. Floridia – Piccolotti (Avs): vulnerabilità banche dati molto preoccupante. Parlamento approvi legge su cybersecurity

Il dato più preoccupante che emerge dalle audizioni in commissione antimafia di Melillo e Cantone riguarda la condizione di estrema vulnerabilità delle banche dati italiane dell’intero sistema giudiziario, sia rispetto ad attacchi interni di funzionari dello Stato infedeli ma, potenzialmente anche da attacchi esterni di organizzazioni criminali o terroristiche che potrebbero essere interessate a proteggersi dalle indagini o a minare la sicurezza nazionale.  La vera emergenza da affrontare è quella di porre rimedio all’esistenza di sistemi informatici ‘colabrodo’. La magistratura e la Procura nazionale antimafia devono essere messe in condizione di proteggersi da attacchi informatici di qualsiasi tipologia e di utilizzare in piena sicurezza sia le SOS, segnalazioni di operazioni sospette, che gli altri strumenti di indagine. AVS chiede che il Parlamento dia priorità al provvedimento sulla cybersicurezza e che siano programmati investimenti sufficienti ad ammodernare tutti i sistemi informatici delle istituzioni italiane.

Lo affermano la senatrice Aurora Floria e la deputata Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi e Sinistra, componenti della Commissione Antimafia.

In particolare, proseguono le due esponenti di AVS, è necessario sgombrare ogni dubbio rispetto a quella che il Procuratore Antimafia Melillo ha definito come il manifestarsi di una ‘insofferenza nei confronti dei controlli’, ribadendo il pieno sostegno del Parlamento all’importanza del ruolo dell’Antimafia nella lotta alla criminalità organizzata in Italia. E’ necessario poi fare chiarezza su quanti siano stati negli ultimi anni i procedimenti per accesso abusivo alle banche dati. Chi strumentalizza questa inchiesta a fini elettorali sta facendo un danno alla sicurezza del paese cercando di oscurare il vero problema con l’obiettivo di colpire la libertà di stampa e la tutela delle fonti dei giornalisti. Noi di AVS non abbiamo intenzione di permettere che questo accada, anche perché a quanto emerge dalle audizioni, si esclude che i giornalisti indagati possano aver estorto le informazioni con ricatti e dazioni di denaro, e si esclude anche che possano essere coinvolti in associazioni a delinquere o casi di spionaggio. La stampa libera è il cane da guardia del potere e un antidoto a impulsi antidemocratici ed è bene che faccia il proprio lavoro, concludono Piccolotti e Floridia.

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