“Inquinare è umano, ma continuare a farlo indisturbatamente è diabolico. Il Fratta Gorzone è l’esempio di una agonia assistita. Tutti sanno quanto sia inquinato questo fiume, ma siccome continuare ad avvelenarlo costa meno che curarlo, allora si preferisce lasciarlo scorrere verso la morte certa. E pure con buona pace dei cittadini e dei loro timori per la salute.
Mentre, giustamente, si procede alla bonifica di un’area in seguito a un ritrovamento bellico, senza badare a costi e tempistiche, la presenza di una ‘bomba chimica’ nel proprio territorio non scaturisce lo stesso livello di allarme. L’attenzione posta dovrebbe essere la stessa, rilevando rischi e numero effettivo di cittadini coinvolti. Per fortuna i sindaci dei Comuni attraversati dal Fratta Gorzone non sono disposti a fingere che la situazione non sia grave e a rinunciare di puntare il dito sulle origini di questo inquinamento. Allo stesso tempo, il governo delle acque superficiali interne non può ridursi a una questione di budget, perché il non agire corrisponde a un incremento e alla perpetuazione di un danno anche dal punto di vista economico. Gli effetti dell’inquinamento sulla salute dei cittadini e sull’ambiente non sono a impatto zero. Per questo ci stupiamo che oggi si possa dire che ripulire il Fratta Gorzone è troppo caro. Soprattutto se nessuna forma di contrasto viene adottata al fine di arrestare il perpetuamente di questo inquinamento.
Il Veneto, teatro di numerosissimi esempi di contaminazione nociva, non può assistere passivamente e rassegnatamente alle dichiarazioni di chi afferma che, nonostante tutto, ripulire questo fiume comporta costi esosi. Sono mai stati condotti studi capaci di quantificare il danno economico arrecato da questo genere di inquinamento e comparati con l’impatto economico del perdurare di questo genere i misfatti? La Regione del Veneto si è mai posta tale problema? Per questo ho presentato una interpellanza in Consiglio regionale, anche alla luce dell’esito di “Operazione Fiumi – Esplorare per custodire 2024”, effettuata da Legambiente con il supporto tecnico di Arpav, oltre alla storica contaminazione da metalli pesanti, cromo, cloruri e solfati, la presenza emergente di inquinanti quali Pfas e pesticidi. La questione non riguarda solo gli amministratori di quell’area e i loro cittadini.” Lo dichiara il Consigliere regionale Renzo Masolo (Europa Verde).