Per un’azione efficace contro la crisi climatica, la Cop 29 deve rappresentare una chiamata alla responsabilità, un momento di confronto reale. Ma questo summit inizia in uno scenario difficile, con un presidente degli Stati Uniti noto per le sue posizioni negazioniste in campo ambientale e la crescente frammentazione delle politiche europee sul clima. Anche la scelta dell’Azerbaigian, come paese ospitante, governato da un regime autoritario e fortemente dipendente dalle esportazioni di combustibili fossili, rappresenta un simbolo di quell’economia basata sulle risorse fossili che sta accelerando la crisi climatica globale. Lo stesso paese che calpesta tutti i giorni i diritti umani e il cui governo ha recentemente deciso di inserire 76 parlamentari del Consiglio d’Europa, tra cui 5 parlamentari italiani, in una black list delle persone non gradite, un attacco alla democrazia e alla cooperazione internazionale.
Senza una svolta concreta, il futuro della lotta climatica rischia di essere un compromesso tra interessi economici di breve termine e strategie geopolitiche miopi, che vanno a colpire i paesi più vulnerabili, quelli che soffrono di più gli effetti più devastanti della crisi climatica.
Con il clima mondiale in bilico, è indispensabile un’azione comune basata sulla giustizia climatica e sull’equità. Ci auguriamo che questo summit non si trasformi, ancora una volta, in una vetrina di promesse vuote e compromessi al ribasso.
Lo afferma la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Aurora Floridia, inclusa nell’elenco delle persone “non gradite” al presidente azero.