7 marzo 2025 – “Gli agricoltori saranno i primi a rimetterci perché il declassamento ridurrà i fondi per sostenerli nella prevenzione. Da oggi il declassamento dello status di protezione lupo è ufficiale, il che non significa che è aperta la caccia al lupo, perché l’obiettivo rimane la conservazione della specie. Che si sia favorevoli o contrari, però, da oggi occorre vigilare che non ci sia un declassamento comunicativo e “sociale”, con la normalizzazione di bracconaggio e assenza di controlli. Invece, ciò che purtroppo il declassamento provocherà, è la mancanza di fondi pubblici europei per gli interventi nella prevenzione, dato che questa non sarà più richiesta alle istituzioni locali, come misura obbligatoria per richiedere l’abbattimento di lupi. Sono costi che quindi ricadranno interamente sugli agricoltori che devono proteggere il bestiame per legge, senza più essere sostenuti da fondi europei dedicati. Il rischio concreto è che siano lasciati ancora più soli, senza strumenti né aiuti pubblici”. Così Cristina Guarda, imprenditrice agricola ed eurodeputata dei Verdi.
“Il rischio per l’Italia è di vedere aumentare il gap con altri Paesi, come Svizzera e Francia, che già oggi investono dieci volte di più per la prevenzione e la gestione del lupo. In tutta la Penisola, specie nelle regioni centrali, ci sono esempi virtuosi di coabitazione, con forme di allevamento che sono coevolute assieme al lupo. Il problema è che, dove la presenza del lupo è aumentata, la politica non ha saputo sfruttare i fondi di progetti come LIFE Wolf Alps, preferendo spenderli per acquistare tante attrezzature a caso, calate dall’alto, piuttosto di partire dai bisogni delle singole aziende. In Trentino, l’amministrazione Fugatti ha tagliato i fondi per la prevenzione, smantellando le strutture che se ne occupavano: abbiamo visto com’è andata a finire. Il Veneto è paralizzato dai continui scontri tra Regione e amministrazioni locali”.
“Il risultato è che il fenomeno non viene gestito e, quando la presenza del lupo diventa un problema, qualcuno pensa che si risolva tutto con gli abbattimenti. Non è così: nonostante il declassamento, il lupo rimane specie protetta. L’Ispra ha fissato il tetto massimo dei prelievi tra il 3 e il 5%, chi racconta che la gestione si può fare con gli abbattimenti è ignorante oppure in malafede. Occorre seguire un approccio scientifico, ritarando gli obiettivi di conservazione all’attuale densità della specie e agendo sui lupi che hanno abitudini sbagliate, sì, ma anche sulle cause di questi atteggiamenti confidenti: spazzatura, mancata gestione dei cinghiali in zone urbane, mancata protezione animali domestici. E serve vigilare affinché il declassamento non sia vissuto come un via libera al bracconaggio, perché in Italia manca un reale controllo del territorio, avendo depotenziato polizia provinciale e carabinieri forestale. Per questo, la situazione italiana dev’essere attenzionata per garantire una maggiore vigilanza e fissare gli obiettivi di conservazione”, conclude Guarda.
Cristina Guarda (Verdi/ALE), eurodeputata