di Giannandrea Mencini – Le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici in Europa, in Italia e a Venezia, sono state al centro di un interessante incontro che si è tenuto nel pomeriggio del 16 dicembre presso l’Auditorium di Santa Margherita a Venezia. L’evento era promosso dall’associazione ambientalista VAS (Verdi Ambiente Società) di Venezia e dall’assessorato all’ambiente del Comune di Venezia e ha trovato l’adesione e la collaborazione delle università veneziane di Ca’ Foscari e IUAV. Oltre all’assessore Gianfranco Bettin e al Vicepresidente Nazionale dei VAS Giannandrea Mencini, sono intervenuti Emiliano Ramieri, Thetis SpA, che collabora con il Centro Tematico Europeo sui Cambiamenti Climatici dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (ETC-CCA), Francesco Musco , ricercatore dell’Università IUAV settore scientifico-disciplinare Icar 20 tecnica e Pianificazione Urbanistica, Carlo Carraro Rettore di Ca’ Foscari ed infine Mario Tozzi, geologo e ricercatore CNR e noto divulgatore scientifico e conduttore della trasmissione Atlantide su La7.
L’incontro, aperto dal Vicepresidente dei VAS che ha spiegato i motivi che hanno portato una associazione ambientalista a discutere di adattamento ai cambiamenti climatici ed interloquire con il mondo tecnico e scientifico, ha visto l’intervento dell’assessore Bettin che ha ricordato come sia importante parlare non solo di adattamento ai cambiamenti climatici ma anche di contrasto ai cambiamenti climatici. Due aspetti di una stessa medaglia che devono “camminare insieme” come dire, adattamento non può divenire un pretesto per non continuare ad attuare vigorose politiche di contrasto alle emissioni in atmosfera di gas climalteranti. In merito Bettin ha ricordato che il Comune di Venezia ha aderito all’iniziativa europea “il Patto dei Sindaci” che ha l’obiettivo di ridurre di almeno il 20% la CO2 entro il 2020. Inoltre, ha sottolineato l’assessore, il Comune di Venezia ha approvato all’unanimità il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile, che impegnerà l’amministrazione e la città a perseguire con efficacia e coerenza programmi di riduzione delle emissioni di CO2 e del ricorso a fonti energetiche fossili e di sviluppo delle fonti pulite e rinnovabili.
Emiliano Ramieri ha spiegato con l’ausilio di alcune slides, il concetto di adattamento ai cambiamenti climatici e di gestione adattiva nonché la rilevanza dell’adattamento non solo in prospettiva di cambiamenti climatici ma anche all’attuale variabilità del sistema climatico. Recenti disastri alluvionali europei ed italiani, non ultima la Sardegna, hanno dimostrato la fragilità del territorio e relativi dissesti idrogeologici che evidenziano la mancanza di adattamento anche all’attuale contesto climatico. Ramieri ha illustrato infine alcuni interessanti interventi di adattamento in atto in Europa: il Master Plan per la protezione delle coste nelle Fiandre, l’agroforestazione a Montpelier, la rinaturalizzazione del fiume Regge in Olanda, i corridoi verdi di ventilazioni a Stoccarda.
Francesco Musco ha illustrato lo stato dell’arte della pianificazione per il clima partendo da alcuni esempi stranieri (New York, Chicago) fino a giungere ad alcune interessanti esperienze locali in atto con la collaborazione della Provincia di Venezia. Altre esperienze citate sono state quelle delle reti di città e delle agende 21 locali. Concetto sottolineato da Musco è stato quello che non si può parlare di Piani di adattamento climatico se questi non si integrano e relazionano strettamente con la pianificazione territoriale ed urbanistica vigente o in elaborazione come ad esempio il Piano di Assetto del Territorio (PAT).
Carlo Carraro, Rettore di Ca’ Foscari e grande esperto nel campo dei cambiamenti climatici, ha parlato degli impegni, pochi, assunti dai vari Paesi nelle diverse Conferenze delle Parti sui Cambiamenti climatici (COP 9), non ultima quella svoltasi da poco a Varsavia. Il Rettore ha ribadito che non c’erano grandi aspettative su quest’’ultima edizione della Conferenza, mirata ad impostare una roadmap verso la ventunesima COP, che si terrà a Parigi nel 2015: è lì che, passando per la COP20 di Lima (Perù) del prossimo anno, ha sottolineato Carraro, i governi dovranno convenire all’accordo vincolante per la riduzione delle emissioni che entrerà in vigore quando anche la seconda fase del Protocollo di Kyoto (2013-2020) sarà giunta al termine.
Secondo Carraro, come dettagliatamente riportato nel suo interessante blog dedicato a questi specifici temi climatici, “l’unico vero successo della Conferenza si è realizzato in ambito REDD+(Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) e comprende la riduzione delle emissioni di gas serra causate dalla deforestazione e dal degrado delle foreste, oltre alla loro conservazione e gestione sostenibile. Circa un quinto delle emissioni globali di gas serra sono attribuibili alla deforestazione che, seconda solo al settore energetico, supera quello dei trasporti in fatto di contributo al riscaldamento globale. Si tratta dunque di un settore su cui è necessario agire per arrivare a colmare il cosiddetto “mitigation gap”, ovvero il divario che separa gli attuali impegni di mitigazione delle Parti dagli impegni che si rendono necessari per non superare la concentrazione di emissioni che porterebbe ad un aumento della temperatura superiore a 2°C. La COP19 di Varsavia quindi sarà ricordata per aver raggiunto un accordo almeno nel campo della preservazione delle foreste: dopo 7 anni da quando il tema è stato portato per la prima volta all’agenda dell’UNFCCC, è stato finalmente raggiunto un accordo che ha portato alla fondazione del “Warsaw Framework for REDD +”, un meccanismo formale per stabilire livelli di riferimento, riconoscere le azioni adeguate di mitigazione e creare meccanismi di finanziamento basati sulle effettive performance dei Paesi in questo ambito. Infatti l’accordo, sostenuto da un impegno di 280 milioni di dollari di finanziamento da parte di Stati Uniti, Norvegia e Regno Unito, rappresenta uno sforzo per attribuire un valore economico al carbonio stoccato nelle foreste e incentivare i Paesi in via di sviluppo ad investire in un’ottica di sviluppo sostenibile”.
Infine l’intervento di Mario Tozzi che ha evidenziato un grande pessimismo sulle reali possibilità di cambiare lo stato delle cose, questo perché la lotta ai cambiamenti climatici non è solo una questione politica ma pure una questione culturale. Attualmente Tozzi non intravede grandi passi avanti “culturali”, soprattutto fra la popolazione dei Paesi più sviluppati, ad intervenire sui propri modi di vita e perdere un po’del proprio benessere a favore della Terra e delle sue risorse naturali. I Cambiamenti climatici sono anche legati alla cattiva gestione delle risorse della Terra, ha sottolineato Tozzi, e in merito il noto giornalista scientifico non avverte rassicuranti impegni politici da parte dei grandi Paesi industrializzati. Tozzi ha quindi in sostanza ribadito che stiamo arrivando al punto di non ritorno. Troppa popolazione, pure in continuo aumento, e risorse della terra ormai al limite. Si può quindi provare ad adattarsi ma contrastare i fenomeni sempre più estremi sarà un’impresa ardua se continueremo a vivere in questo modo consumando così tante risorse e territorio e senza cambiare stile di vita.
Una sensazione decisamente cupa che ha colpito sensibilmente un pubblico molto attento presente numeroso all’incontro e che ha poi fatto specifiche domande ai relatori anche su temi caldi come, ad esempio, riguardo il passaggio delle grandi navi in Bacino di Sana Marco e relativo scavo di un nuovo canale in laguna, il Contorta. Ipotesi duramente contestata dagli ambientalisti e dal VAS e che ha trovato una risposta nell’assessore Bettin che , proprio nello spirito delle politiche di adattamento, ha ribadito la necessità di non scegliere o lavorare su una unica opzione (scavo del canale ndr.) ma di verificare tutte le diverse alternative in campo che, come è noto, non mancano.